domenica 29 dicembre 2013

Sospesi.

Ticchettio. Rumore di tacchi e di persone. Vuoto dentro il petto e assenze che sembrano lontane presenze. Mancanze e miscele di cose che ci sono e non sono mai andate via. Chiacchiere e sorrisi, amari tra i denti e rabbia su per gli occhi, mani che tremano, mani che parlano. E poi silenzio, e ancora caos. Su per un'altalena ognuno s'imbarca nei ricordi, nei pensieri, nelle preoccupazioni. Occhi dentro occhi socchiusi e lasciano scappare la nostalgia. Lasciano correre via quella seconda pelle. Macchina. Treno. Aereo. Ricomincia tutto d'accapo. Tutto di fretta, corse contro il tempo, affanni contro la routine. Ognuno si sceglie il proprio modo di vivere e di farsi piegare. Mi domandavo se fossimo tutti costretti sotto la parola liberi. E se fosse così chi ci avrebbe salvato? E come?... 
Come una proiezione astrale davanti agli occhi appare magicamente senza senso e senza riserve, sbatte le porte, fantasia, illusione; ho sempre divagato troppo. Senza libertà e senza ali cammino in catene cercando di volare. 
La musica è finita, il trasporto cede il passo alla realtà, le note singhiozzano prima di spegnersi; lo stupore di una nuova melodia si fa presto vivo. 
Ripenso a quello strazio di quando mi sono sentita sola nel mondo e non ho più ritrovato nessuno. Persa. 
Mi mancherà sempre essere quel tipo di persona che sta bene perché non gli manca nulla. Eppure crescendo non ho scelto io di essere perennemente in un limbo senza sosta e pieno di fatica. 
-Sono felice ma non sono felice, ho ma non ho, vorrei ma non vorrei. 
Dai per non ricevere, corri per non pensare, piangi per vivere. Prendi tutto ciò che di buono c'è e lascia il marcio sulla strada. -Sulla strada. Senza aspettare una chiamata, senza sosta, senza freno, senza pensiero. Chi si ferma è perduto dicevano. Perdi pezzi sulla strada, pezzi di te, pezzi di cuore, pezzi di lacrime, pezzi di felicità, pezzi di amici. Pezzi di tutto. Eppure vai. Avrebbe reso meglio il concetto inglese di GO. Imperativo, VAI. Non ti fermare. Tono fermo. Deciso. 
E mille pensieri sempre sospesi e forse mai concreti. 

giovedì 12 dicembre 2013

La fame, tra me, e me.

Come una vela in mezzo al mare così si dispiega il cuore delle persone. Si lavora in amore come per estensione. Più dai più sembra che non basti e inventi per dare ancora. Strapazzate le rotte si perdono nelle profondità come il veleno quando circola nel sangue. Attacca le arterie, brulica in ogni vaso sanguigno e lo blocca, tutto si ferma. Si paralizza. Restiamo immortali davanti alle cose che ci devastano. Qualcuno avrebbe più comunemente detto "mettere i prosciutti davanti gli occhi"(...) 
Come le giornate che fuori c'è il sole e dentro devi tenere l'ombrello aperto perché piove a dirotto. L'Amore, la più grande scoperta che ogni essere vivente abbia mai potuto fare nella sua vita. Fumiamo sigarette a più non posso perché ogni cosa che facciamo deve essere "accompagnata" e poi nelle più grandi battaglie siamo sempre disarmati, affondati, e forse poi rigenerati. 
Passiamo il tempo lasciando che esso trapassi senza trattenere niente. Nuove tecnologie : immortalare ogni cosa tramite la fotografia. Trattenere il ricordo. Mi dai un bacio e devo fotografare quel momento perché potrebbe non ripetersi, o più semplicemente non si ripeterà allo stesso modo. Andiamo a fare una scampagnata e dobbiamo necessariamente segnare sul taccuino quella giornata perché la memoria potrebbe ingannarci e potremmo non ricordare più nel dettaglio come abbiamo mangiato, cosa ci siamo promessi e come lo abbiamo detto. 
Allora, quando congelati dal veleno della nostra stessa essenza restiamo impauriti e immobili; senza sapere davvero cosa fare ci aggrappiamo ai ricordi. 
Ricordo me e te in casa, seduti sul divano a guardare la partita e anche se non dicesti nulla, niente sembra tutto.
Ricordo allora le risate e i risvegli, ricordo le giornate estive e quelle invernali. 
Ricordo perfino i primi ciliegi in fiore tra il caos della città. 
Vogliamo esserci. Al mattino, al pomeriggio, alla sera; esserci sempre, continuare a vivere come la testa ci dice di fare! 
Vogliamo il massimo, pretendiamo che dalla terra nascano i frutti, che nel cielo s'immobilizzino le montagne fluttuanti. Vogliamo la pioggia e vogliamo il sole, vogliamo essere e anche diventare. 
Facciamo domande e non abbiamo la pazienza di aspettare le risposte. Siamo come il cielo notturno che non da segnali ad occhio nudo, eppure splendiamo nel firmamento. 
Buttiamo giù ansie, paranoie, sentimenti, eventi; lacrime e sorrisi, e capisca se buttiamo giù noi stessi. 
(...) Paralizzata a tal punto da essere qualcuno. In mezzo al mare, in mezzo al vento, odore di casa; calore di abbracci, i baci mescolati al pensiero e in mezzo al caos, la quiete. 
Chi volevo essere da grande? -Ma non ero già grande?! 
Sarei potuta essere un'astronauta come dicevo sempre da bambina, oppure sarei potuta essere me stessa. Autentica. Vera. Avrei potuto aprire la finestra un giorno e accorgermi che ero semplicemente me stessa, la parte migliore di me. La più bella, la più viva. 
-Avevo fame, di vita. E avrei combattuto e avrei perso e poi avrei vinto. 
[...] Resta ancora un po, con me, e me.