giovedì 27 giugno 2013

Essere, in te.

Rischiara la luce tra i buchi della persiana mentre un sole timido lascia trasparire la luce del nuovo giorno. Un altro giorno affranto, fatto di scomuniche e sentenze, di gioie sempre rotte dal dolore. La gente credeva di avere preso il posto della musica. Musichieri per strada professavano le loro sentenze quasi come fosse legge inesauribile ed inviolabile. Passiva subiva la gente come me fatta di sogni. Sogni distrutti dal nero di un fango caduto dal cielo sotto forma di pioggia. Sembrava quasi tutto grigio, quasi tutto inquinato. Ma l'inquietudine viene da dentro, brucia nel petto, dilaga come sangue nelle vene, sparge semi di odio tra i neuroni e allora tutto sbatte. Tutto preme per uscire. E, ancora il sogno di averti qui lontano o forse troppo vicino, impercettibile ma allo stesso tempo modesto. S'infiamma ogni cosa al solo pensiero mentre i corridoi sono pieni di zattere alla deriva. Le parole buttate al vento di chi non ha mai creduto che l'amore possa salvare ogni cosa. E mi domandavo come fosse possibile credere e professarsi cristiani e poi tutto ad un tratto non provare amore e compassione per niente e nessuno. Cosa c'era "più forte del rumore di grandi acque"? Non era possibile che le forze disgregatrici avanzassero con piede fermo su un terreno fatto di gelsomini in fiore. E poi c'era la fede, la pazienza, e ancora la virtù, l'allegria; un nuovo sole ogni mattina dalla stessa finestra. Dovevamo riuscire ad essere fonte in mezzo all'acqua che scorre; lanterna fra le stelle, silenzio tra la folla urlante. Stracci di sogni che riflettevano il muso in ogni cosa che ci circondasse, la realtà era vista con occhio diverso. Si riusciva perfino a focalizzare con quanto amore e quante scariche di vita i fili d'erba s'intrecciassero tra loro. -ma la pazzia si sa, amore mio, si paga sempre col crimine più feroce: la bocca. Stragi di sangue rovente gettato in pasto agli squali nel mare per non assumersi responsabilità. Mattoni fatti di fiori assemblati come cemento armato in una giornata d'estate. Preghiere affidate a finti-santi, eroi gloriosi che si celano dietro armature inesistenti e prive di radici. Sorrisi che beffano l'ignaro, e carezze, carezze lontane che si fondono nel vento portate con la speranza di un nuovo sole. -Ancora quell'inquietudine ripercorreva la mente. "Spesso il male di vivere ho incontrato". Ciò che non siamo, amore mio, sembra sempre più importante di ciò che in realtà noi facciamo. Ciò che non diciamo ci trasporta sempre da un relitto all'altro anche quando Non lo vogliamo. -passi acuti fatti di gloria e di amore, di onore e misericordia non ci renderà mai nessuno. Vale la pena vivere come vogliamo e non come possiamo. Vale la pena essere e dare ciò che siamo agli altri senza omologarci a queste vittime di un pensiero comune sbagliato. È la normalità che ci rende unici e non la disorganicità di chi ci vuol far credere che l'errore più grande sia amare ed essere amati. Il sordo lascia che le sue orecchie esistano come qualcosa di fisico e colui che possiede l'udito lascia che il tempo che scorra non sia solo un ticchettio ma un oceano immenso pieno di segreti da scoprire. Sbattono le finestre del cuore e s'illumina il sentiero degli occhi. È l'amore che salva le persone. -"A chi ti leva il mantello, tu, non negargli anche la tunica". La sola fede nel Signore e nell'amore che lui ci ha conferito. Questa è la vittoria sopra la morte di cattiverie infinite. All'amore che ci ha messo davanti con le vesti di una persona reale, al coraggio fedele di amarti senza mai stancarmi. 

-A colui che ispira i miei passi, e a colui che su questa terra mi rende una donna diversa ogni giorno; imparando che nonostante il "nonostante" l'amore supera ogni cosa. 

Alessia Barresi.