domenica 28 agosto 2016

Cerchiamo umanità.

La riflessione che intendo proporre lunge dall'essere una polemica o una difesa pro qualcuno/qualcosa. 
Passati tanti giorni dalla tragedia del terremoto che ha colpito il nostro centro Italia, mi sento in dovere di esprimere la mia circa l'importanza della vita umana e l'importante o forse sarebbe corretto dire la potenza della natura. Mentre sono qui seduta su una sdraio cullata dalle onde del mare e circondata da tanta gente, compresi i volti di mio fratello e mio marito - delle persone molto più che importanti- la mia testa viaggia su sentieri oramai distrutti da giorni. Ho letto molte cose, alcune interessanti circa la sismologia (materia a me sconosciuta), ho letto critiche, ho letto dei "si poteva prevenire", addirittura dei "il karma gira per tutti" con una violenza brutale che mi ha atterrita. Circa 300 persone, poco più, poco meno, hanno perso la vita nelle loro stesse case, seppelliti vivi dal cemento con cui, mattone su mattone avevamo costruito il loro nido. Il proprio rifugio è diventato una bara triste e senza aria. Noi , così abili costruttori, noi esseri umani così ingegnosamente bravi, anni, decenni, secoli di progressi. Ma la natura ha colpito. Silenziosa e improvvisa quasi quanto una sorpresa ben riuscita e programmata nei minimi dettagli. Forse non è il caso di interpretarla come molti filosofi che sostenevano che la Natura oltre ad essere madre, comanda e che tutto ritorna ad essa nonostante gli sforzi -vani- dell'uomo. Non riesco a vedere il maligno, non riesco a vedere Dio buono e Dio cattivo, non riesco neanche a vedere la colpa di vivere tra le montagne in paesi costruiti su di un'Appennino movimentato. Riesco a pensare solo che noi esseri umani vogliamo a tutti i costi trovare una spiegazione a quello che succede ma davanti a certe "cose" è umanamente e anche divinamente impossibile. Ci fa stare più sereni prendercela con Dio, chiedere : "Dio dov'eri tu alle 3,36?" Ma Dio presumo sia sempre nello stesso posto, in ogni dove, per chi ci crede e su di una nuvola per chi invece non ci crede. Madre natura non ci darà mai un preavviso, come non esisterà mai che ci sorprenderà con banali coincidenze o stupide congetture che a tutti i costi vogliamo fare nostre. La gente che ha perso la vita, prima di andare via non ha potuto riposare in pace, quell'ultimo sonno delle loro esistenze sarà stato il più tormentato ed il più lungo ed è questo che dovrebbe smuovere le nostre coscienze, non le futili cose in cui riusciamo a perderci ogni giorno. Vorrei riuscire a perdermi per un secondo tra quelle macerie per provare anche solo un secondo ad essere più umana. Già, perché per essere umani dobbiamo PASSARCI SULLE COSE. Troppe parole su vicende così brutali che dovrebbero solo spazzarci via la parola e invece siamo sempre tutti qui a difendere qualche causa dentro la tragedia. Di questi giorni ho ammirato il coraggio però, quello di chi ha servito il proprio lavoro, quello di chi a mani nude ha scavato senza sosta per far uscire dalle macerie LA SPERANZA. Ci aggrappiamo alla speranza quotidiana e a quella fatale, speriamo che il destino o chi per esso  stia dalla nostra il più possibile. Sopratutto in queste occasioni. Ho apprezzato che le persone quando vogliono sanno sentirsi FRATELLI, e il problema nasce proprio quando non vogliono. Quando non vogliamo. Io non lo so se la colpa è di Dio, non mi sento di atteibuirgli questo grande peso sulla coscienza, io credo nella Natura e credo che anch'essa abbia un modo di manifestarsi che seppur strano e irruento, è il SUO MODO. La colpa è del karma e quindi la giusta punizione di un uomo che sfida la natura è questa? Non lo so, lascio a voi questa conclusione, preferisco tenermi libera e aperta sull'argomento lasciando dentro di me un cuore spezzato che porta quasi 300 nomi. Troppe vite. Troppi sfollati che anche se fosse stato uno solo sarebbe stato sempre troppo grave. La vedo da un lato umano e sentimentalistico che pensa ad uomini e donne che dovranno ricostruirsi una vita, un lavoro, una casa, una famiglia. La vedo dal punto di vista di chi sta lavorando col caldo e col freddo senza sosta per ridare un NOME a dei posti distrutti e a delle bare sempre troppo piene. La morte ci spaventa, ma spaventa di più la fatalità di vivere e di essere spazzati via in un secondo dal nostro stesso pianeta. 

*con Amore, un essere umano come tanti. 

venerdì 26 agosto 2016

Magari domani.

Ancora una volta mi ritrovo davanti a più scelte e come sempre non so cosa scegliere. Non sono mai pronta a intraprendere una strada per lasciarne alle spalle un'altra. Sembra sempre che tutto debba essere così difficile e l'ansia mi prende su per la gola lasciandomi così quasi senza aria. Non sono brava a scegliere, la mia testa adesso direbbe di fermarmi e concentrarmi su ciò che è essenziale. Alla fine non sarebbe una catastrofe fermarsi e con calma razionalizzare quello che è giusto fare e quello che invece devo lasciare correre. Spesso mi sento incompresa persino da me stesse figuriamoci cosa posso aspettarmi dal resto del mondo. Sono quei momenti che in realtà dovrebbero durare qualche minuto e invece a me prendono, mi sbattono in faccia, mi mettono ansia, mi agitano e mi ritrovo così sospesa ad aspettare sempre una decisione. Io non so prendere decisioni. Non sono stata mai brava perché nonostante la mia sicurezza in alcune cose per altre non sono mai stata così in gamba. Forse non lo sono in generale. Ci sono momenti che mi sento forte e invincibile e altri invece in cui preferirei sotterrarmi totalmente e lasciare fuori al massimo il naso per respirare. Giusto così per non morire. Stasera mi sento come quelli della Divina Commedia che stanno Sospesi. Piena di dubbi, piena di incertezze, così indecisa e così affaticata. 
Ma alla fine giro a zonzo nella nebbia, brancolo nel buio sperando che qualcuno accenda la lampadina. Che cosa c'è di male nel desiderare che alle volte qualcuno decida per te? Alla fine è come affidarsi al destino, lui sceglie e noi una mattina ci alziamo ed è tutto cambiato. 
Forse dovrei smetterla di convincermi che qualcuno possa sostituirsi a me. Alle volte mi viene così facile sperare che essere circondata da persone che ti amano possa renderti facile la vita e possano "proteggerti" anche da te stessa. Ma là nel profondo c'è sempre qualcosa che preme per uscire ed è una furia ceca che inutilmente provo a spegnere. Mi sento la testa pesante e lo stomaco mi fa male, vorrei che certe cose non dipendessero da me e dal mio eterno fallimento; vorrei essere già laureata, vorrei non dovermi sentire sempre nel mezzo delle cose, vorrei levarmi di dosso il peso di aver sbagliato tutto nella vita. Certe cose non si possono esprimere a parole e neanche quelle brave come me riuscirebbero a scrivere di come ci si vede attraverso lo specchio. Io ancora oggi non so chi sono e cosa voglio fare da grande allora mi sento in colpa e inizio a cercare lavoro, a mandare curriculum, a sperare in una buona notizia, sottolineo libri, provo a studiare e pare che mi riesca anche bene delle volte, salto da una parte all'altra, mi fermo, piango un po'. È tutto confusionario lo so, lo so bene. Alla fine dei conti riesco a scrivere bene solo perché racconto di quello che ho dentro. Un caos. Quando mi rileggo spaventa anche me. Poi però ci penso e tiro un sospiro di sollievo perché magari domani andrà meglio. Magari cambierà qualcosa. Chissà. Ci sarà un po' meno caos e qualche strada riuscirò a percorrerla anche io fino in fondo. 

Trasformazioni.

Qualcuno mi ha detto un giorno che non è vero che non ho niente da dire semplicemente mi sono adagiata nella mia "pigrizia mentale" e ho smesso di scrivere con costanza e amore. 
Quel qualcuno ci ha visto lontano essendo che conosce bene ogni singola parte di me e della mia testa. 
Ho smesso di scrivere perché ho pensato che la vita fosse finita. Tutto era perso, tutto era andato a "puttane" tra le mura di quegli ospedali che mi davano solo brutte notizie. 
«Lei signora sta male. Lei signora non può fare questo. Lei signora deve assolutamente fare questo. Lei signora ha questa malattia. Questo organo non funziona come dovrebbe. Questa cosa non si può fare. Sono 370€ grazie.». 
Oh mio dio quanto ho pianto e maledetto la mia vita per così tanti mesi che neanche riesco più a ricordare un periodo felice della mia vita negli ultimi due anni. 
L'inferno di trovarmi in un mondo reale fatto di medicine, medici, sale d'attesa, TAC, raggi, fitte, dolori, dissenteria, radiografie ed ecografie. Credo di aver fatto più ecografie io in questi mesi che non so chi. Levati la maglietta, abbassa i jeans, mettiti su un fianco, respira a lungo. Trattieni il respiro. 
In quei momenti prego sempre che i miei organi facciano il loro dovere e si comportino bene. Sapete, dopo aver "investito" la bellezza di 500€ in un tapis roulant e neanche so quanti soldi alla Decathlon per attrezzature sportive, scarpe, vestiti, pesi, tappetini. La schiavitù della bilancia. Ok, tanta gente mi dice : "ma che ti frega stai benissimo"! Lo so amici miei che sto benissimo, ho perso 24 kg e sono un'altra persona, sono più leggera fisicamente; ma il peso che porto dentro sta sempre su quei 102 kg e si fa fatica a metterlo su carta e penna e condividerlo. Ho iniziato a camminare e ricordo ancora l'emozione nei miei primi 2km e mezzo in 35 minuti. Bè sono migliorata, adesso ne faccio 5km nello stesso medesimo tempo. Ho iniziato a correre e mi faceva male tutto dal collo in giù; forse mi faceva anche male la testa perché là dentro c'era il peso più grosso in realtà. Mangia l'insalata, vai al supermercato e guarda le calorie, compra cibi sani, integra frutta e verdura a volontà. Ciao pizza è stato bello vivere con te per settimane di anno in anno! Addio frittura così amata, il mio fegato ha smesso di smaltire e digerire. Tanti saluti alla mia amata pasta al pesto, le penne rigate panna e prosciutto. Oddio quanti cibi ho smesso di mangiare. Quanti NO ho dovuto imparare a dire. 
Ancora adesso se supero un mio limite o un mio record piango. Piango a dirotto come se mi fosse morto un parente, mi commuovo o forse mi sfogo. Sfogo quella frustrazione di vedermi diversa nello specchio e di non sapere neanche io come reagire. Lo so, avere una taglia 46 è meglio di una 52, per carità, non lo metto in dubbio. Ma io a quella taglia ci sono arrivata perché me ne sono fregata e poi ci ho vissuto perché sono passata dalla leucemia, ad un tumore e alla fine sono approdata al diabete. (Tutto questo metaforicamente parlando e ringraziando l'incompetenza di alcuni dottori! Tranquilli avevo "solo" il diabete e problemi al fegato). Insomma devo dire che la salita è stata faticosa; non sapere quello che hai e vedere quelle analisi mese dopo mese piene di (*) che indicavano solo valori alle stelle. Boh. Ho smesso di scrivere perché in realtà avrei potuto solo raccontare questa parte della mia vita ed io questa parte della mia vita non la amo mica. Non accetto quello che mi è successo anche se mi sforzo di vivere bene e di VIVERE LA VITA! Ma alla fine a 26 anni come è possibile vivere senza la birra? Mi manca il vino! Mi manca mangiare e non pensare :" oh fegato del mio corpo stasera niente fitte eh mi raccomando, fammi arrivare a casa". A volte rido perché vorrei avere una flebo portatile e anche un pannolino. Che grasse risate che sono queste. Però lo sport mi ha salvata, le camminate, gli addominali, gli esercizi, la fatica, il sudore, adesso vado a piedi ovunque senza timore. Chi se ne frega se le diatanze sono brevi o lunghe a piedi si può andare dove si vuole! Quell'ipod nelle orecchie che spara musica ad alto volume e ti invita a fare di più. Fai di più. Dai di più. Coraggio puoi fare di meglio. Quando metto la tuta è come se fosse parte di me. Chi diavolo lo avrebbe mai detto! Oh gente io ero una di quelle che mangiava merda, divano, letto, divano, in auto ovunque persino al tabacchino (metri 300 da casa), e se mi parlavi di sport guardavo solo il calcio in TV la domenica pomeriggio. Bè i progressi ci sono stati, ho cercato di mantenere la mia anima sognatrice ancorata al Piccolo Principe che è in me, trasformando il mio corpo e imparando a rispettarlo prima di tutto. Sono diventata un po'cinica ed esigente. Esigo da me ed esigo dagli altri. Non mi perdo più in paranoie futili restando ore e ore ad osservare il soffitto nella speranza che le risposte piovano dal cielo. Adesso vado a caccia di risposte. Non ho terminato il mio percorso, anzi sono ancora a metà quindi probabilmente se troverò ancora coraggio per raccontarlo vi aggiornerò miei cari pochi ma buoni lettori. Una cosa però ad oggi mi sento di dirla : MAI MOLLARE. Nulla è impossibile. Il mio motto è : CE LA POSSO FARE!