Te ne vai perché credi in qualcosa o te ne vai perché tutto è cambiato ancor prima di prendere una decisione. Ho pensato fra me e me che forse non tutto è sempre perduto, non tutto ha una fine e non tutto si completa sempre come vorremmo. Allora ho lasciato le cose così come stavano, ho accettato le ipocrisie di versi in rima stonata, ho superato le carte negative che segnavano solo fine e nessun inizio; ho camminato per la mia strada e ho macinato chilometri di fango, di nebbia, di pioggia. Quanta pioggia cadeva giù da quella finestra rotta, entrava dal soffitto, passava per le ossa , per la schiena, trapassava le emozioni e distruggeva lentamente..
Quando ho lasciato casa ho pensato davvero che le cose non sarebbero mai cambiate, che le radici si mettono in un solo posto, che non tramonti mai nel cuore di chi ti aspetta sempre, ho creduto come sempre che l'amore avrebbe salvato tutto. Non c'è amore nel cuore che non lascia spazio alla verità, non c'è rimpianto di madre silenziosa quando un figlio rinnega se stesso e disprezza la sua vita, non c'è speranza nel cuore di chi prova solo invidia verso il prossimo, non c'è pace nella guerra di una patria senza popolazione. La rabbia nel petto, la fede nel cuore, la pace nella testa, la vita dentro la morte. La camminata più lunga è quella che non tradosce te stesso, quella che ti rende libero, quella che ti fa schiava di una margherita, di una giornata di primavera.
Ho messo un cartello nella mia mente pensando, non era la strada la mia vita, non erano le illusioni, non erano le immagini indelebili, la verità è che ero schiava delle parole non dette; delle speranze che erano inganni. Non ho portato con me radici, non ho portato con me pezzi di lettere e libri trapanati; ho gettato tutto nel mare e me ne sono andata. Le braccia tese verso il mare infinito, nelle vene scorreva la voglia, la passione, l'emozione.
Ma poi ho capito che la gente era solo un illusione.