domenica 16 agosto 2015

Silenzio.

Volevo. Dovevo. Potevo. Poi un bel giorno mi sono rotta di correre e ho smesso. Ho smesso psicologicamente perché non ne valeva più la pena; erano meglio un paio di gambe audaci che un cuore consumato. 
Quando avevo 14 anni credevo che essere una 26 enne volesse dire tante cose, immaginavo un futuro diverso, immaginavo più che altro un mondo diverso e così scrivevo e sognavo. Sognavo e scrivevo tanto fino a farmi male. Poi ho smesso. Sono passati anni eppure quella parte di me sento che per quanto possa sembrarmi perduta esiste ancora; io non avevo smesso di scrivere ma avevo smesso coi sogni. Basta! Chiusi nei cassetti, bruciati da un accendino, gettati nel cassonetto sotto casa furtivamente insieme ad una amica complice. Non volevo lasciare traccia dei sogni miei. E così ho fatto. 
A 18 anni invece, tutto sembrava ADULTO, immersa nel mondo del "mi sento già grande per affrontare la vita". 
Ma quale vita e vita(?)?! Specchi rotti, catene invisibili, legami lacerati, una persona che già a stento si riconosceva nel riflesso di una pozzanghera. 
C'era sempre in circolo quel veleno silenzioso che sembrava quasi uccidesse dall'interno senza pretendere, senza motivo. Era tutto un'intercalare irrefrenabile. 
A 24 anni il mondo era già sotto i miei piedi, grandi conquiste, grande maturità, viaggi, esami, traguardi, successi. 
Ma non era niente. Mi ha insegnato una delle mie malattie che si chiamano "palliativi". È la vita; sembra che va tutto bene ma non va bene, perché è così che le anime irrequiete vagano per le strade. 
Un giorno sei calma, l'altro stai per esplodere, e magari l'altro ancora tutto passa lentamente inosservato. 
Assumi ogni giorno le stesse medicine, credi funzionino, ma non è così, non funziona niente perché gli ingranaggi sono compromessi ed è sempre troppo tardi quando lo scopri. 
Anche io ho scoperto tardi di essere una povera anima persa, a cui non sono mai piaciute le cose finte, le illusioni, le parole non dette. 
Non è cattiveria sputare addosso alla vita, alle volte ti prende anche la voglia di lottare, ma lottare implica tanta forza d'animo più che fisica. E le anime come me non hanno forza ma solo sogni infranti. 
Le chiamano frustrazioni nel mondo reale, le fanno passare come sconfitte; non è così. Non funziona sempre così; non è sempre così facile da dire. 
C'è uno specchio che si chiama vita, ti mette davanti a tutto, davanti ai sogni infranti, davanti alle illusioni, davanti alle delusioni. 
Io oggi. Non so perché davvero proprio oggi, ho deciso di buttarlo via. 
Non voglio più vedere le cose che non mi vanno, non voglio più sentire le cose che non mi piacciono. Forse ho smesso anche con quelle che mi piacciono. 
Non ho traguardi da raggiungere adesso. Voglio solo godermi il viaggio. 
Il viaggio non è la meta. Non è tagliare il nastro del traguardo, è pensare al cammino. Guardare di qua e di là, immedesimarsi un po tra la gente; sorridere e piangere. Emozionarsi. 
Voglio lasciare tutto indietro o tutto avanti ma non mi importa. 
Il cuore allenato non serve a niente; servono le gambe e i polmoni, e la voglia di vivere così come dico io. 
Sono stanca di schiantarmi sempre contro il muro come uno stupido gioco della play in cui non vinco mai. 
Sono stanca di illudermi sempre che certe cose mi bastano e possono bastare. 
Non basta farsi bastare. 
Io voglio davvero ritrovare qualcosa. O creare qualcosa di nuovo. 

Voglio perdermi per ritrovarmi. 
A modo mio. 

mercoledì 12 agosto 2015

Corro sotto la pioggia.

Correre sotto la pioggia. 
C'è chi corre perché è in ritardo e ha perso l'autobus o la metro; chi corre perché vuole dimagrire; chi corre perché non vuole sentire i suoi pensieri(...) 
Tutti corrono per un motivo o per un altro; è un modo per spegnersi e allo stesso tempo mettersi alla prova. 
Se piove sembra tutto diverso, le case assumono una forma e un colore diverso, le persone che vanno di fretta, gli ombrelli aperti e poi ci sono quelli che l'ombrello manco per il cavolo lo usano perché è più bello "bagnarsi". 
Del resto prima degli ombrelli come ci si riparava dalla pioggia ?! 
Forse si restava in casa, come quei lunghi inverni fatti di provviste infinite e caminetti. E se piove in estate? 
Il bagno in mare sotto la pioggia è la cosa più bella che ci possa essere; ma, vi posso garantire che anche correre sotto la pioggia e vedere le tue gambe che vanno, il sudore che viene lavato via dal cielo e la voglia di farcela ; bè non sono niente male. 
Mentre correvo qualche mese fa, pensavo di non farcela, mi credevo impotente difronte a certi sacrifici. 
Pensavo : " No Ale, non fa per te, cammina". Oggi invece ci riesco, ancora con tanta fatica ma con uno spirito diverso. Ecco perché amo la pioggia, perché mi da carica; mi sostiene, corre insieme a me. E da questa finestra che niente si muoveva eppure tutto fuori cambiava; lì dove non avevo voglia di mettere in gioco la mia vita; lì dove tutto per me finiva e non incominciava. 
(...

E adesso? 

Non c'è cosa più bella che iniziare senza fermarsi mai.