-È un peccato mortale non riuscire a trattenere questi attimi di vita che ci accompagnano mentre ci guardiamo allo specchio e abbiamo un'anno in più o chissà, dieci, venti, trenta in più. Le mani fredde e stanche e le caviglie gonfie, la schiena curva di lavoro, gli occhi pieni di sale come se lavorassimo per secoli di vita in una fabbrica di pesci. Come se fossimo bloccati con le mani dentro una grande impresa e solo dalle finestre piccole del capannone riuscissimo a vedere il mare, i porticati, le lunghe passeggiate dei borghesi. E all'improvviso il silenzio della solitudine, la camera vuota, il rumore del silenzio dentro le orecchie.
Assordante direi che sia l'assonanza che risuona nella solitudine delle lenzuola gettate al vento per far posto ad un nuovo giorno. Lo stomaco si chiude, tutto tace, la luce filtra leggera da un nuvoloso novembre. Siamo in preda al panico o forse siamo semplicemente esseri umani. Ed essere umano vuol dire proprio questo, cogliere tutto, prendere ogni cosa che accade e che viene.