domenica 16 marzo 2014

Nel tempo che corre, scorro.

Così, la gente di tanto in tanto viene messa alla prova. Si sente su quel palcoscenico. Milioni e milioni di occhi puntati sulla pelle, e uno strano brivido, forse un fuoco. Entrare nella mente delle persone come se tutto fosse facile o dovuto. Andare alla ricerca della propria colonna sonora; quella canzone che vorrai portarti sempre dentro, quel film che ti ha segnato e che ha cambiato il tuo modo di parlare, di ridere, di vedere gli altri. 
La tua proiezione sulla vita, il mistero di essere chi non volevi o forse banalmente il contrario.
 E c'è una fase nella vita che ti lascia sempre l'amaro in bocca. Il periodo in cui smetti con gli obblighi, quando ti togli di dosso le imposizioni morali, le convenzioni sociali e inizi a voler fare solo ciò che di più semplice esista al mondo : vivere. 
C'erano giorni in cui una centrifuga della lavatrice sembrava per la mia anima una dolce melodia; erano quelle giornate in cui ancora tutto si poteva fare a pezzetti, potevo scompormi e ricompormi in una forma nuova. Erano quella giornate passate senza scrivere, senza parlare; ero nauseata da come fosse tanto difficile capire che le cose non sarebbero andate come avrei voluto. 
Il problema era del perbenismo interessato : ogni cosa ruotava attorno al concetto di dover fregare qualcuno. 
La vita ti frega, la gente ti frega, ogni cosa ci sembra una fregatura. Ma lì volevo andare ad imparare la lezione più grande della mia vita. Nelle macerie di una fregatura avevo bisogno di scoprire quanto potevo davvero amare l'altro, che cosa potevo regalargli di bello, che cosa potevo regalarmi. 
In mezzo ai dissapori si sguazzava bene a diciott'anni quando si era ribelli, quando stringevi le spalle ma poi ci pensavi tre giorni. 
In mezzo al caos della Musica House, la generazione degli anni in discoteca. 
Ma poi, passano sei, sette, dieci anni.
E mi domando come siamo arrivati fin qui? Chi ci ha condotto, come siamo riusciti a guardare avanti. 
Allora valeva la pena spingersi oltre, ne vale sempre, per se stessi. Per sentire ancora nel cuore quel brivido che sei vivo. 
Non siamo più monotoni in mezzo a stagioni copiose e noiose. 
Siamo rimasti soli, o forse no. 
Abbiamo creduto al vento del cambiamento ma poi ce la siamo fatta sotto e non abbiamo voluto cambiare una virgola. E il tempo ci ha plasmati. 
Il tempo ci ha lasciato i crateri dentro perché non glielo abbiamo permesso, siamo stati infedeli, bugiardi e menefreghisti e allora ecco tutto, qualcuno ha deciso per noi con un semplice "scorrere". 
Saremo mai abbastanza? 
Chissà. Forse ci accorgeremo che lo siamo sempre stati e abbiamo solo voluto essere di più. 

Ho smesso di esprimermi. 

Nessun commento:

Posta un commento