Era tutto vero, eri lì, c'eri e non ci potevo credere. Non ci potevo credere che ho deciso di tenere gli occhi aperti per tutto il tempo che ti ho avuto affianco. Non potevo pensare che era successo veramente. Ma che cos'era? Amore, passione, affetto, sincerità, bugia? Io non lo sapevo cos'era, sapevo che dovevo farlo, sapevo che il mio cuore esultava solo sentendo un respiro, solo guardando una risata o lo sguardo assente che avevi mentre la stanchezza ti prendeva da tutte le parti. Avevo il cuore in gola, sentivo la pressione bassa, mi tremavano le gambe, mi sudavano le mani. Mi perdevo nel verde dei colori che non avevo mai visto, mi perdevo in arie diverse , nel verde di un salice piangente, nel respiro di un cipresso, nella malinconia di qualche foglia ingiallita caduta a terra e calpestata milioni di volte al giorno.Mi piaceva vedere il modo in cui camminavi, il mondo in cui parlavi mentre io guardavo tutto ciò che avevo attorno senza capire che quel tutto mi stava entrando dentro senza che io lo volessi, senza che io gli dessi il permesso. Ero persa, persa di un profumo, persa di una promessa mantenuta al quale non riuscivo a credere, era persa in tutto quello che c'era e che non c'era.Mi piaceva sognare ad occhi aperti e avvertire la stanchezza solo alla sera quando tutto sembrava perfetto. Una mano, un abbraccio, un bacio, una carezza, un sorriso, io avevo bisogno di provare qualcosa di diverso da quello che provavo sempre, avevo bisogno di scappare da quella me nello specchio che non faceva altro che ridere, e continuava a ridere beffarda quasi a volermi dire che la mia vita non sarebbe cambiata mai, che sarei rimasta condannata a vita in quel vortice di incazzatura perenne.La società mi scivolava dalle mani, la Juventus era diventata Campionessa d'Italia, ero tornata per restare dove non volevo restare, dove non sentivo radici profonde, il cielo si era chiuso in un grumo di pioggia e lacrime, il mare era mosso e non voleva sentire ragioni, la distanza era tornata presente nella mia vita, la mancanza sbatteva alla porta ed io non avevo il coraggio di aprirle, mi avrebbe fatto troppo male.Stavo già male, mi veniva da piangere, da sbattere le porte in faccia a tutti, mi veniva da scappare per restare allegra come era successo poche ore prima. Io volevo stare bene, volevo che la gente mi vedesse proprio come tu avevi visto, allegra, sorridente, e come cazzo facevo ad esserlo in una terra che non sentivo la mia terra? Tra gente che non sentivo vicina a me.Mi piaceva vagare in mezzo a chi non sapeva neanche come mi chiamassi e mi permetteva di essere me stessa, di uscire senza trucco, di sorridere e parlare ad alta voce come mi pareva. Mi piaceva camminarti affianco. Era questa la verità, a me piaceva quello che non doveva piacermi. Ero attratta da cose che mi cadevano dalle mani. Già, io amavo ciò che non riusciva a restare nelle mie mani, ciò che mi spezzava il cuore ma nello stesso tempo lo ricuciva. Quel battito in più io lo dedicherò sempre a te. Perchè nella vita non riesco a ragionare, nella vita riesco a sbagliare, a rompere gli specchi e conservarne i frammenti.
Spiegami come il lume della notte,come il delirio della fantasia. Spiegami come la donna e come il mimo, come pagliaccio che non ha nessuno. Spiegami perché ho rotta la sottana: uno strappo che è largo come il cuore.
lunedì 7 maggio 2012
Un battito in più.
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