giovedì 12 dicembre 2013

La fame, tra me, e me.

Come una vela in mezzo al mare così si dispiega il cuore delle persone. Si lavora in amore come per estensione. Più dai più sembra che non basti e inventi per dare ancora. Strapazzate le rotte si perdono nelle profondità come il veleno quando circola nel sangue. Attacca le arterie, brulica in ogni vaso sanguigno e lo blocca, tutto si ferma. Si paralizza. Restiamo immortali davanti alle cose che ci devastano. Qualcuno avrebbe più comunemente detto "mettere i prosciutti davanti gli occhi"(...) 
Come le giornate che fuori c'è il sole e dentro devi tenere l'ombrello aperto perché piove a dirotto. L'Amore, la più grande scoperta che ogni essere vivente abbia mai potuto fare nella sua vita. Fumiamo sigarette a più non posso perché ogni cosa che facciamo deve essere "accompagnata" e poi nelle più grandi battaglie siamo sempre disarmati, affondati, e forse poi rigenerati. 
Passiamo il tempo lasciando che esso trapassi senza trattenere niente. Nuove tecnologie : immortalare ogni cosa tramite la fotografia. Trattenere il ricordo. Mi dai un bacio e devo fotografare quel momento perché potrebbe non ripetersi, o più semplicemente non si ripeterà allo stesso modo. Andiamo a fare una scampagnata e dobbiamo necessariamente segnare sul taccuino quella giornata perché la memoria potrebbe ingannarci e potremmo non ricordare più nel dettaglio come abbiamo mangiato, cosa ci siamo promessi e come lo abbiamo detto. 
Allora, quando congelati dal veleno della nostra stessa essenza restiamo impauriti e immobili; senza sapere davvero cosa fare ci aggrappiamo ai ricordi. 
Ricordo me e te in casa, seduti sul divano a guardare la partita e anche se non dicesti nulla, niente sembra tutto.
Ricordo allora le risate e i risvegli, ricordo le giornate estive e quelle invernali. 
Ricordo perfino i primi ciliegi in fiore tra il caos della città. 
Vogliamo esserci. Al mattino, al pomeriggio, alla sera; esserci sempre, continuare a vivere come la testa ci dice di fare! 
Vogliamo il massimo, pretendiamo che dalla terra nascano i frutti, che nel cielo s'immobilizzino le montagne fluttuanti. Vogliamo la pioggia e vogliamo il sole, vogliamo essere e anche diventare. 
Facciamo domande e non abbiamo la pazienza di aspettare le risposte. Siamo come il cielo notturno che non da segnali ad occhio nudo, eppure splendiamo nel firmamento. 
Buttiamo giù ansie, paranoie, sentimenti, eventi; lacrime e sorrisi, e capisca se buttiamo giù noi stessi. 
(...) Paralizzata a tal punto da essere qualcuno. In mezzo al mare, in mezzo al vento, odore di casa; calore di abbracci, i baci mescolati al pensiero e in mezzo al caos, la quiete. 
Chi volevo essere da grande? -Ma non ero già grande?! 
Sarei potuta essere un'astronauta come dicevo sempre da bambina, oppure sarei potuta essere me stessa. Autentica. Vera. Avrei potuto aprire la finestra un giorno e accorgermi che ero semplicemente me stessa, la parte migliore di me. La più bella, la più viva. 
-Avevo fame, di vita. E avrei combattuto e avrei perso e poi avrei vinto. 
[...] Resta ancora un po, con me, e me. 


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