lunedì 17 marzo 2014

Quando comincia una stagione III.

Vedete, quando comincia una stagione, i giorni che ne precedono l'arrivo sono sempre quelli più frenetici. Più attivi, più convinti. Sono quelli dei ragazzini che iniziamo a togliersi i maglioni e a scendere per strada a giocare a pallone; sono quelli delle passeggiate con i propri cani, sono quei giorni in cui dentro di noi scoppia il desiderio di fare qualcosa e di solito ci riusciamo sempre. 
Il sole inizia a tramontare più tardi e l'aria frizzantina lascia il posto a quel leggero caldo che si avverte sopratutto nelle prime ore del pomeriggio. 
Avviene una vera e propria trasformazione, un passaggio diretto, dall'inverno cupo alla primavera. 
Nei campi trovi le margherite, i papaveri sono ancora chiusi ma già pronti per il cambio della stagione, il mare inizia a distendersi pronto quasi all'estate che verrà. 
Perché poi è tutta una questione di prepararsi. Ci prepariamo sempre per qualcosa nella nostra vita, siamo perennemente in attesa; ignorando il fatto che la vita sarà comunque imprevedibile e non riusciremo mai a gestire tutto come vorremmo. 
Ma torniamo a questa primavera. 
Il sole fiacco sembra volere riscaldare le nostre anime in subbuglio, i sorrisi di corsa della gente per strada, le persone care lontane, il dimenticarsi un po' di tutto  ma in fondo non dimenticare mai niente. 
Correre di qua e di la ma con la mente restare fermi ad aspettare. 
Forse la vita è tutta questa. 
Non esiste una speranza vana, un'illusione profonda; forse bisogna solo andare con la consapevolezza che per strada lasceremo sempre un po' di noi. Si lasciano i mozzoni delle sigarette, si lasciano brandelli di cuore, dolci sorrisi, carezze amare, amici persi ma sempre ritrovati, amori che non smettono di cessare. 
Per strada nel corso di una piccola esistenza ho lasciato spesso me per portare dietro le spalle altro; altro che era la voglia di non arrendersi anche quando lo ero per davvero. La voglia di bruciare una sera d'inverno sotto una pioggia che non spegne, ma accende; ho trascinato me stessa a volte mentre altre preferivo lasciarla indietro ad aspettare. 
Ora se guardo quello specchio sono più serena. 
Ora la mia nemica mi ha dato tregua, ha lasciato che tutto si cicatrizzasse per bene prima di dare fuoco a nuove battaglie. 
Adesso non sono una persona nuova ma sono me stessa riedificata. 
Abbiamo lasciato i coltelli al sole ad asciugare e il veleno sembra quasi scomparso, nessuna traccia, nessun riflesso nel vetro. 
Adesso aspetto.
 Una nuova rivoluzione interiore. 


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