Una malinconia mi assale nei momenti di quiete, mi colpisce dritta in faccia ed io come sempre spiazzata sento come se avessi la reazione di un bambino alla sua prima caduta col muso in avanti... Piangere.
Come un continuo cercarsi senza mai raggiungersi, trovarsi senza aggrapparsi.
Morire dentro mille volte, milioni di infarti e miliardi di resurrezioni.
Ecco, le emozioni che spingono verso ogni dove sensibili e insensibili, forti, lievi, dolci, brusche.
Tutto muta e tutto sembra sempre infallibile.
Non lo so perché ci sono momenti in cui l'anima nonostante sia serena, così durante la giornata si spacca in due, si fa male; poi magari si rialza e continua a vivere come se niente fosse.
Seduta davanti al futuro vedevo scorrere mille cose che non mi lasciavano certo indifferente, guardavo un po' indietro per vedere i miglioramenti e allo stesso tempo osservavo il mondo da un obló quasi come a non volerne mai uscire.
Chiusa come una farfalla che non vuole spiegare le ali, persa come una nave in mezzo al temporale, bagnata come un diluvio di mezza estate; quando sei in acqua, al mare e non te l'aspetti mica.
Con la forza di mille tempeste e la quiete di tante solitudini, con il vento sempre contro e mai a favore.
Una calma che disturba, un momento di afflizione, una sorpresa inaspettata, una parola detta male, come è difficile sempre guardarsi con introspezione dentro se stessi.
Volere tutto e non volere niente.
Sempre in lotta costante con quello che si vuole ma non si vuole.
Sempre in attesa.
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