Passati tanti giorni dalla tragedia del terremoto che ha colpito il nostro centro Italia, mi sento in dovere di esprimere la mia circa l'importanza della vita umana e l'importante o forse sarebbe corretto dire la potenza della natura. Mentre sono qui seduta su una sdraio cullata dalle onde del mare e circondata da tanta gente, compresi i volti di mio fratello e mio marito - delle persone molto più che importanti- la mia testa viaggia su sentieri oramai distrutti da giorni. Ho letto molte cose, alcune interessanti circa la sismologia (materia a me sconosciuta), ho letto critiche, ho letto dei "si poteva prevenire", addirittura dei "il karma gira per tutti" con una violenza brutale che mi ha atterrita. Circa 300 persone, poco più, poco meno, hanno perso la vita nelle loro stesse case, seppelliti vivi dal cemento con cui, mattone su mattone avevamo costruito il loro nido. Il proprio rifugio è diventato una bara triste e senza aria. Noi , così abili costruttori, noi esseri umani così ingegnosamente bravi, anni, decenni, secoli di progressi. Ma la natura ha colpito. Silenziosa e improvvisa quasi quanto una sorpresa ben riuscita e programmata nei minimi dettagli. Forse non è il caso di interpretarla come molti filosofi che sostenevano che la Natura oltre ad essere madre, comanda e che tutto ritorna ad essa nonostante gli sforzi -vani- dell'uomo. Non riesco a vedere il maligno, non riesco a vedere Dio buono e Dio cattivo, non riesco neanche a vedere la colpa di vivere tra le montagne in paesi costruiti su di un'Appennino movimentato. Riesco a pensare solo che noi esseri umani vogliamo a tutti i costi trovare una spiegazione a quello che succede ma davanti a certe "cose" è umanamente e anche divinamente impossibile. Ci fa stare più sereni prendercela con Dio, chiedere : "Dio dov'eri tu alle 3,36?" Ma Dio presumo sia sempre nello stesso posto, in ogni dove, per chi ci crede e su di una nuvola per chi invece non ci crede. Madre natura non ci darà mai un preavviso, come non esisterà mai che ci sorprenderà con banali coincidenze o stupide congetture che a tutti i costi vogliamo fare nostre. La gente che ha perso la vita, prima di andare via non ha potuto riposare in pace, quell'ultimo sonno delle loro esistenze sarà stato il più tormentato ed il più lungo ed è questo che dovrebbe smuovere le nostre coscienze, non le futili cose in cui riusciamo a perderci ogni giorno. Vorrei riuscire a perdermi per un secondo tra quelle macerie per provare anche solo un secondo ad essere più umana. Già, perché per essere umani dobbiamo PASSARCI SULLE COSE. Troppe parole su vicende così brutali che dovrebbero solo spazzarci via la parola e invece siamo sempre tutti qui a difendere qualche causa dentro la tragedia. Di questi giorni ho ammirato il coraggio però, quello di chi ha servito il proprio lavoro, quello di chi a mani nude ha scavato senza sosta per far uscire dalle macerie LA SPERANZA. Ci aggrappiamo alla speranza quotidiana e a quella fatale, speriamo che il destino o chi per esso stia dalla nostra il più possibile. Sopratutto in queste occasioni. Ho apprezzato che le persone quando vogliono sanno sentirsi FRATELLI, e il problema nasce proprio quando non vogliono. Quando non vogliamo. Io non lo so se la colpa è di Dio, non mi sento di atteibuirgli questo grande peso sulla coscienza, io credo nella Natura e credo che anch'essa abbia un modo di manifestarsi che seppur strano e irruento, è il SUO MODO. La colpa è del karma e quindi la giusta punizione di un uomo che sfida la natura è questa? Non lo so, lascio a voi questa conclusione, preferisco tenermi libera e aperta sull'argomento lasciando dentro di me un cuore spezzato che porta quasi 300 nomi. Troppe vite. Troppi sfollati che anche se fosse stato uno solo sarebbe stato sempre troppo grave. La vedo da un lato umano e sentimentalistico che pensa ad uomini e donne che dovranno ricostruirsi una vita, un lavoro, una casa, una famiglia. La vedo dal punto di vista di chi sta lavorando col caldo e col freddo senza sosta per ridare un NOME a dei posti distrutti e a delle bare sempre troppo piene. La morte ci spaventa, ma spaventa di più la fatalità di vivere e di essere spazzati via in un secondo dal nostro stesso pianeta.
*con Amore, un essere umano come tanti.