«Polemos, è di tutte le cose padre, di tutte re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi».
Sosteneva Eraclito, ma ad oggi, cittadini d'Italia e sopratutto della Calabria è giusto considerarsi ancora una popolazione dove vige questa antica "regola" ove gli uni sono schiavizzati e gli altri invece sono gli eterni padroni?
Sant'Agostino sosteneva invece che la guerra è una ricchezza per il malvagio ed una necessità per il cristiano.
Al giorno d'oggi parliamo tanto di avanguardia, di mobilitazione sociale, di tecniche che permettono in qualsiasi campo la comunicazione eppure, l'uomo cade sempre nello stesso errore, è schiavo sempre dello stesso idolo: il denaro.
E' forse il denaro uno dei mezzi di comunicazione e mobilitazione più riconosciuti al mondo?
Credo proprio di si, siamo pilotati e assoldati per adempiere il nostro dovere nella società nonostante questo spesso comporti anche delle rinunce serie, ma nonostante tutto il nostro padrone resta sempre e comunque lui, il metallo prezioso che viene descritto anche da Figaro nel Barbiere di Siviglia come metallo che agisce sulla mente dell'uomo come idea da cui si generano altre idee.
Non abbiamo mai pensato però che lo strumento della conoscenza possa ruotare attorno a tutto tranne che a questo, non ci siamo mai domandati come sarebbero state le cose se l'uomo fosse stato meno schiavo del denaro e più libero nella società.
Neghiamo la realtà dei fatti quando ci ostiniamo a dire che l'uomo è libero, che l'uomo ha vinto la schiavitù; noi oggi, siamo più schiavi dei nostri avi ai tempi dell'antica Grecia intorno all'VIII° secolo a.C.
Questa società ci fa credere che ogni cosa sia accessibile ma in verità tutto ha un prezzo, persino la parola, la libera espressione è stata manipolata e tutto questo ci ha portati ad una guerra di interessi, ad un conflitto basato su tradimenti, interessi petroliferi e interessi monetari.
La divisione sociale che si sta creando all'interno della nostra società è drammatica, vi sono veramente i due schieramenti come un tempo, dei ricchi e dei poveri, non esistono più le varie classificazioni di una volta, nulla è più "accessibile" a tutti.
Il solco che divide queste due classificazioni viene denominato lavoro e di conseguenza denaro, tutti sono preoccupati del proprio posto di lavoro e cercano anche con mezzi poco simpatici di tenerselo caro, e invece sull'altro fronte assistiamo ad una profonda crepa, ad una crisi, dei giovani, dei neo laureati, delle persone in gamba, che non sanno come provvedere alla loro realizzazione personale.
Sono crepe che a lungo andare stanno danneggiando il nostro Paese, siamo stati travolti da un'onda anomala chiamata disoccupazione, chiamata conflitto d'interessi, chiamata guerra.
Lo Stato prende decisioni per noi, il Premier prende decisioni per noi, gli altri si preoccupano di ergersi sui meno agiati, il più forte prevarica sul più debole; muore la sapienza, il buon principio, lo strumento della conoscenza attraverso cui spesso in passato l'uomo è riuscito a praticare il bene per sè e per gli altri.
Annegano le icone etiche e morali per cui si è combattuto per tanto e forse troppo tempo, passano inascoltate le parole di chi saggiamente consiglia il bene e non il male, e a questo proposito la riflessione è seria e decisiva per il bene proprio e di chi ci circonda: era meglio quando l'uomo aspirava ad un bene supremo oltre vita senza pretendere niente da questa terra??
L'iter dell'uomo sulla terra che era visto tutto in funzione di un raggiungimento celeste e sovranaturale che permetteva allo stesso di agire bene in terra per ricevere una ricompensa nel dopo morte?
Oppure è giusto ottimizzare una guerra d'interessi, una sottomissione al denaro che ci toglie dal cuore ogni morale, ogni valore ed ogni necessità di ratio che prima bramava nella nostra mente?!
De Andrè cantava che "sono riusciti a cambiarci,ci sono riusciti davvero"; ebbene si, il sistema ha cambiato il nostro essere, il benessere ha modificato la nostra persona trasformandola in un accessorio, in un sopra mobile, i soldi ci hanno strappato quell'ideale di felicità che ci eravamo creati sin dai tempi antichi, la guerra ci ha derubato della nostra dignità, ci ha schierati in una lotta per il petrolio, in una lotta per la sopravvivenza, ci ha denudati dei nostri principi morali, ci ha spinti ad essere quello che non avremmo mai voluto essere.
E la più ardua giustificazione di noi esseri umani è che non siamo cambiati, ma siamo cresciuti, e se crescere vuol dire rinunciare a ciò per cui questa patria ha sempre lottato, se maturare significa lasciare nel passato i valori, le idee, l'amor proprio e l'amore per questa terra per favorire uno stipendio eccellente o una guerra che ci costerà di meno il petrolio, allora siamo veramente arrivati al degrado sociale.
Un degrado sociale che presto tardi verrà rinominato regresso sociale e culturale, l'uomo avrà fatto passi in avanti nel corso dei secoli per arrivare ad un punto in cui prevarranno il corso e ricorso della storia e di conseguenza tutto si fermerà e ricomincerà d'accapo, azzerando e annientando tutto quello che è stato fatto fin oggi.
Il cambiamento dipende dal singolo nella moltitudine delle masse, la voce fuori dal coro non deve avere paura di uscire, non verrà soppressa, verrà vista come novità, come monito per un Paese migliore.
In fondo siamo gente del Sud, e noi non abbiamo bisogno di andare a vedere molto lontano per renderci conto in che situazione va il mondo, noi ci combattiamo ogni giorno, nelle nostre famiglie, camminando per le strade, andando a lavoro, o cercando disperatamente un lavoro, denigrando il nostro collega o venendo denigrati e messi in cattiva luce agli occhi degli altri.
Solo perseguendo un'ardente cammino di conoscenza, di ragione e di virtù potremmo arrivare al bene e liberarci da ogni schiavitù che inconsciamente ci opprime e non ci permette di essere uomini liberi da ogni restrizione o costrizione.
Alessia Barresi
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