Ho scritto tanto, anche stamattina diversamente dal solito ho scritto tanto. (sulla mia Moleskine).
Non lo so nemmeno io alla fine cosa ho scritto, che insegnamenti ne ho tratto e cosa mi è rimasto dentro.
Ma credo che dentro resti ben poco quando hai il veleno che brucia ogni cosa che varca quella porta.
Ed è proprio così che accadeva al mio cuore, bruciava tutto, nel giro di un battito di ciglia, lasciava cadere tutto sul pavimento senza che nessuno si preoccupasse di raccogliere i pezzi e di rimetterli assieme.
Nessuno voleva ricostruire niente, io non volevo che qualcuno li raccogliesse, dovevano restare lì a terra, ed io dovevo guardarli ogni volta che ci passavo davanti e rendermi conto che tutto cambiava ma loro erano ancora lì ad aspettarmi. Ci aspettavano ancora. Ma, aspettavano chi?
"Io ti ho scritto tante lettere d'amore, volume uno, due e addirittura tre. E tu non ti sei neanche degnato di leggerle. Io ti ho scritto col sangue quello che provavo e tu non hai neanche colto cosa volevo dirti, come miseramente stavo crollando. Tu non hai mai capito cosa voleva dire il mio amore per te. Ti amavo, ti amo ancora. Ti amo come non amerò mai nessuno nella mia vita e tu non hai mai capito quando importante fosse il mio amore per te. E così lettere mai lette, tempo perso a scriverle, a piangerci sopra e ad aspettare che si riasciugassero le lacrime prima di piegare il foglio, prima di premere <invio> sulla tastiera del pc. Quante notti insonni o quante notti perse a sognare cose magiche che erano solo illusioni della mia mente. Ma tu dicevi di amarmi, dicevi che il nostro amore era eterno, ricordi? INAE ? Eppure niente è stato eterno se non l'indifferenza scatenata dal tempo."
Perdevo tempo, a leggere, ricopiare aforismi, frasi di canzoni, sensazioni d'autore, ma mi sapete dire a cosa serviva tutto questo? Non serviva a niente. Io ero veramente dannata, dannata d'amore, dannata d'odio, dannata di malinconia e nessuno poteva curare questo stato della mia anima. Dormivo e mi sognavo diversa, restavo sveglia e i miei occhi diventavano colore del fuoco magicamente senza sapere il perchè, era la rabbia, era la malinconia che mi accecavano a tal punto da non vedere veramente più dai miei occhi verdi.
Le lacrime scendevano sole, le risate venivano a poco a poco a mancare come quando ti manca la terra sotto i piedi e pensi di cadere nel vuoto. Cosa voleva dire ridere di gusto? Le risate dell'anima, e chi le conosceva più? Stava arrivando la primavera e dentro di me c'era ancora una bufera di neve, fredda, gelida che mi otturava le vie respiratorie, che non permetteva al sangue di circolare bene, che mi tagliava il respiro a due.
Come potevo accogliere quei giorni di primavera che si avvicinavano sempre di più quando la mia anima era fredda, era ancora in pieno inverno. Perchè dannazione il tempo scorreva velocemente mentre io ancora non avevo trovato una soluzione. E dopo l'ennesima lettera mi resi conto che forse io una soluzione non la troverò mai.
Spiegami come il lume della notte,come il delirio della fantasia. Spiegami come la donna e come il mimo, come pagliaccio che non ha nessuno. Spiegami perché ho rotta la sottana: uno strappo che è largo come il cuore.
venerdì 16 marzo 2012
Lettere mai lette.
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