Io ero una di quelle persone che faceva finta di niente, che ti guardava sorridendo anche quando dentro piangeva, che scriveva per soffrire di meno, io ero una di quelle persone che riusciva a perdonare tutto e tutti, riusciva a perdonare che qualcuno le avesse messo le mani addosso, riusciva a perdonare i tradimenti peggiori, le infamie, ero una di quelle persone che sorvolava sulle cose serie e sulle cose futili per non mettere in imbarazzo i suoi nemici. Me ne resi conto mentre piangevo come una pazza e mi chiedevo come mai la gente nonostante tutto questo mio essere vero, sincero, gettato lì e regalato, ancora non avesse capito niente di me. Continuavo a farmi domande, continuavo a sperare in qualcosa di migliore, ma la vita mi regalava attimi e mi rubava la vita. La sua stessa vita, la vita se la rubava ed io ero incazzata nera con me stessa. Mi guardavo allo specchio e lei rideva, lei mi guardava e rideva beffarda di quello che io stavo vivendo dall'altra parte, lei rideva ed io piangevo, lei stava bene ed io la odiavo. La guardavo con gli occhi bassi quasi a vergognarmi di me stessa, ma lei non era me, era fuori di me, ormai si era costruita una vita ed io ad essere rimasta indietro, a piangere con le braccia conserte davanti lo specchio mentre il mondo mi passava accanto ignorandomi. Avevo tanto odiato la solitudine che ero stata colpita da quella malattia che avevo tanto odiato e detestato vivendola indirettamente accanto ad una persona. Mi sentivo presa in gira, sentivo che la sottana e il suo spacco erano arrivati al cuore, che il cuore era tagliato a due quasi come se avessi due polmoni e due cuori. Ma due cuori nello stesso petto non battono bene, si distruggono, s'innamorano diversamente, percepiscono le cose in modo diverso, si scontrano e uno dei due uccide l'altro se non entrambi si uccidono a vicenda. In quella me avevo visto quella che ero, che si batteva per ogni cosa, che cercava l'emozione della giornata, che si preoccupava se gli altri stessero bene, se il mondo girasse in senso orario esatto, se il tempo era corretto e leale con lei e i suoi cari. In questa me avevo visto una persona lacerata e consumata nello stomaco da un veleno che inesorabile e ineluttabile continuava a scorrere dentro il mio corpo senza ucciderlo, lo rendeva debole, lo rendeva fragile più del cristallo. Mi aveva reso me, era la mia coscienza che parlava, era la voce interiore che sbatteva un po' di qua e un po' di là. Avevo bisogno di sognare, avevo bisogno di vivere una vita normale come tutti gli altri, volevo provare per un po' la brezza della monotonia associata al mio essere e all'essere vero di qualcun'altro. Ma come sempre io volevo e la vita non voleva.
Spiegami come il lume della notte,come il delirio della fantasia. Spiegami come la donna e come il mimo, come pagliaccio che non ha nessuno. Spiegami perché ho rotta la sottana: uno strappo che è largo come il cuore.
domenica 25 marzo 2012
Spiegami come (...) !
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