lunedì 28 maggio 2012

Arte per avere arte tra le mani.

Stavo riflettendo sul termine Arte. Diderot diceva che l'arte era un termine astratto e metafisico, nasceva dal niente, era pura osservazione ed immaginazione che s'immagazzinava nelle scienze attraverso le regole ed i metodi o meglio dire gli strumenti. Allora mi venne in mente una personale riflessione : che tutte le cose della nostra vita fossero arte e possedessero ognuno sia una pratica che un teoria? Che fossimo tutti oggetto di discussione naturale e niente prescindesse dal fattore NATURA? Avevo pensato che allora ogni cosa che accadesse contro la mia volontà fosse frutto delle mie impossibilità e quindi non dovevo affannarmi tanto a capire ma dovevo restare nel non capire perchè era così che doveva andare a prescindere dai miei sforzi. Era tutta una logica senza fine applicata alla mia vita vera, al mio reale, ai miei sentimenti, e quelli potevate giurarci, erano veri da fare schifo. Immagazzinavo concetti che forse non mi sarebbero serviti a niente o forse avrebbero aperto delle prospettive di vita che neanche io avrei mai potuto immaginare prima d'ora. Sentivo che era sulla strada sbagliata con la bussola esatta; guardavo la strada e sapevo che prima o poi avrei trovato il cartello che mi serviva, il tassello giusto, quello che mi avrebbe permesso di integrarmi giustamente nella mia vita. Allora avevo pensato agli amici che non facevano più parte della mia vita. Avevo pensato a Giuseppe che era stato strappato alla vita troppo presto e mi ero data la mia personale spiegazione che forse non c'entrava niente un Dio buono o un Dio cattivo, forse doveva solo andare così perchè evidentemente nei suoi giovani anni lui aveva già raggiunto tutte le conoscenze massime che la vita gli avrebbe potuto offrire, e allora decise solamente di emigrare in un altro posto, dove l'infinito terrestre era solo una barzelletta molto comica in confronto a quello che sarebbe stato e che sicuramente è in questo momento. E poi avevo pensato a tutti quelli che erano andati via senza una spiegazione, che avevano deciso così dal nulla di girarmi la faccia in mezzo alla strada, di escludermi dal loro cuore ammesso che nel loro cuore io ci sia mai veramente entrata, e stringendo le spalle mi ripetevo che forse avrei potuto applicare loro un corso del riciclo; non avevano avuto un andamento lineare con me, facevano un passo avanti ed uno indietro e chissenefrega io dovevo continuare a camminare con le mie gambe nonostante avvertissi un profondo senso di inesistenza dentro al petto. E poi avevo pensato a quanto fossimo dannatamente creativi nel mettere tutte queste parole assieme e dargli un significato di ARTE. Allora su questa terra eravamo tutti artisti ognuno a suo modo? O eravamo solo dei poveri illusi che credevano di conoscere tutto, dalle cose più banali ai misteri più reconditi che l'universo celasse?Eravamo viaggiatori in cammino, a piedi nudi sull'asfalto, rasentavamo il cornicione della nostra demenza giorno dopo giorno, alternavamo giorno di ordinaria follia a mesi pieni di vita quasi come sbocciassimo assieme alla primavera. A tratti sembravamo pigri ed a tratti correvamo veloci come il vento affamati di sapienza, di emozioni, di sensazioni. Percepivamo odori strani, profumo di caramelle alla menta, odore del pane caldo appena sfornato, brezza leggera del venticello di luglio alle sei del mattino sul mare. Profumo di violette selvatiche mischiato ad un tenero bacio d'amore. E poi sconforto, desolazione, disperazione, crisi, lavoro, pianti, lamenti, e poi di nuovo giù a sorridere per piccolezze. E in quel frangente dovevamo capire che tutto era un capolavoro della natura e che come sempre non avremmo mai avuto una staticità nel cammino ma solo ed esclusivamente salite e discese.Allora non potevo fare altro che domandarmi : eravamo davvero noi gli artefici del nostro destino, o noi potevamo comandare solo ed esclusivamente sulla nostra coscienza di viaggiatori? 

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