Le sembrava che avesse il mondo ai suoi piedi. Aveva l'amore ricambiato dell'uomo più speciale della terra, aveva il denaro che le permetteva di andare dove voleva e fare ciò che desiderava. Aveva amicizie esclusive, roba da pochi eletti. Aveva una buona carriera scolastica. Aveva una fede. Poi d'un tratto tutto scomparì, l'amore aveva lasciato posto ad uno straziante vuoto che riusciva a colmare solo strappandosi i capelli giorno dopo giorno, e quando i capelli finivano lei doveva reinventarsi nuovamente e così si graffiava le spalle con le sue unghia affilate come coltelli. E quando il dolore inflitto dalle sue stesse mani cessava, doveva trovare un altro modo e così via finchè non se ne sarebbe stancata da sola. I capelli erano rimasti per strada, tra le urla e i pianti silenziosi che aveva regalato a numerosi passanti per la strada sopratutto i primi tempi. Le sue spalle avevano cancellato col tempo i segni di uno svenimento e di un esasperazione maledettamente DANNATA. Le sue dita erano tornate normali, non c'era più la voglia di farsi del male, aveva iniziato a sperare. Ma la speranza l'aveva uccisa dentro senza che neanche se ne accorgesse. Aveva finito i soldi ed il viaggio era rimasto a metà, senza un perchè. Milioni di domande a cui forse, non avrebbe mai potuto rispondere. L'amore l'aveva abbandonata, il dio denaro aveva riposto le sue fortune in tasche migliori e forse più capienti. Le sue amiche erano andate via per sempre, la sua carriera non era più nulla, e la sua fede vacillava sempre di più finchè un giorno non decise di smettere con tutto.Aveva amato la società, non le importava se la gente fosse cattiva, pettegola o egoista, a lei piaceva stare tra la gente, poteva anche scendere in pigiama ma non le importava, lei amava vivere tra la folla; oggi odia quella folla, oggi se potesse ucciderebbe ad una ad una tutte le componenti di un triste sabato sera fatto di passeggio, di birre a non finire e quanto altro.I bambini per strada continuavano ad urlare inseguendo un pallone e volendo imitare Del Piero. Le mamme erano pronte ai fornelli per cucinare le migliori prelibatezze per i loro mariti che tornavano stanchi da lavoro. Il sole era pallido, o forse nero invisibile e carico di amarezza. Il polline girava qua e la nell'aria pronto a scagliarsi contro le più deboli. Le finestre restavano aperte, le porte restavano aperte, i cuori erano aperti, e le menti continuavano a vagare singolarmente in viaggi misteriosi che nessuno poteva capire. Il viaggio era personale, non si poteva portare con sè l'accompagnatore. Ma lei aveva perso tutto, quale viaggio le era rimasto? Che sofferenza si sarebbe inflitta questa volta anzichè reagire? Chi lo sa, il tempo era ladro di tutto, rubava attimi ai respiri, tagliava in due il sole e lasciava che si ricucisse solo, lentamente, sofferente. Era strano come ogni cosa quando si stava male prendeva forma. Tutto aveva un suo perchè, persino il rumore dei tasti del computer sembravano incazzati e rumorosi, era fastidioso pensare che quel rumore di tasti stesse esprimendo dei concetti chiave che non erano banalità.Un filo di vento attraversava l'atmosfera mentre una fitta allo stomaco la disturbava. Chissà che non sarebbe arrivata la pioggia a lavare via i panni sporchi che si trascinava per casa e addosso da tutti questi anni. Ogni tanto pensava alla sua fede perduta, forse la possedeva ancora, o forse la stava ignorando volontariamente, chissà. Ma Dio con lei era stato sempre fedele, forse il contrario non lo si poteva proprio dire però.Perdere ciò che si ha fa male? Forse fa più male desiderare ciò che non si può avere, rassegnarsi al fatto che nella vita alcune labbra non saranno mai definitivamente le tue, rassegnarsi alla mediocrità del paesello in cui vivi, della mentalità antica che oramai non va di moda, rassegnarsi ad essere inetti per sempre, rassegnarsi a non sperare che esista la felicità perchè per ogni porzione di cibo buono ci sta un bicchierino di veleno da mandare giù come accompagnamento. Rassegnarsi che la vita è questa, e che se ti giri un attimo hai finito. Sei perso. Non ritroverai mai più te stesso.
Spiegami come il lume della notte,come il delirio della fantasia. Spiegami come la donna e come il mimo, come pagliaccio che non ha nessuno. Spiegami perché ho rotta la sottana: uno strappo che è largo come il cuore.
sabato 12 maggio 2012
Game Over.
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