giovedì 10 maggio 2012

Il coltello sul pavimento.

Che fai, te ne vai e sbatti via la porta? Come se tutto potesse essere semplice e gestibile? Sbagli, io ti amo, io mi sono innamorata di te, di quello che rappresenti, di quello che fai, anche di quello che non fai, o fai con qualcun'altro. Pensi che socchiudere la porta mentre mi urli contro che non ho capito niente potrebbe servire all'amore per abbandonare il mio cuore oramai sporco delle tue mani, oramai disintegrato da mille pretesti, oramai stanco e credulone come è giusto che sia.Guardavo quel passeggio dalla finestra della stanza, le macchina parevano andassero a rallentatori, le persone per strada sembrava si fossero fermate a riflettere su qualcosa che non esisteva o era troppo lontana da noi. Il cuore rallentava, il soffitto si abbassava, le pareti sembravano troppo strette per contenermi ed io stavo urlando a squarcia gola senza che nessuno potesse sentire il mio dolore.Avevo visto il coltello per terra sul pavimento gelido in una sera di quasi estate, i miei piedi nudi oramai erano pieni di polvere, assetati di viaggi, le mie gambe erano stanche e la mia schiena crollava a pezzi, ti stavo amando sotto i lampioni che non ci riflettevano, ti stavo amando tra le dita sporche di sangue, ti stavo amando tra i capelli che non accarezzavi mai.Chiudevo gli occhi e immaginavo anche solo per un attimo che tu fossi ancora qui accanto a me, ma poi riaprivo gli occhi e l'unica cosa che sapevo fare, era usare l'indice per asciugarmi gli occhi affranti.Odiavo il rumore della mia televisione, odiavo quella casa tanto stretta, stava crollando il mondo, c'era il terremoto, ed io bloccata dalla paura non riuscivo a scappare.Tu avevi sbattuto via la porta di casa, te n'eri andato ed io ero rimasta immobile senza dire niente, avevo pianto tanto quel giorno, mi ero disperata tra me e me chiedendo persino aiuto a Dio.Poi tu eri tornato ed io ti avevo mostrato il mio sorriso migliore, ti eri disteso accanto a me, mi avevi preso la mano, e sembrava che tutto fosse passato, ma era solo una commedia, una stupida commedia che sapevi recitare bene, io ti amavo, mi sbatteva l'amore nel petto come un animale inferocito che deve uscire a tutti i costi dalla gabbia, e più ti amavo più andavi via sbattendo la porta di casa. Mi dicesti che potevo essere il tuo miracolo ma io sapevo già che tu saresti stato la mia condanna a morte. Lei nei vetri rideva, mi seguiva ovunque, anche quando giravo in auto per non pensarti, lei era anche nello specchietto retrovisore, io la vedevo, lei mi osservava e rideva, mi sussurrava di correre, di farla finita, di andarmene via, aveva tante soluzioni sbagliate che io non ascoltavo, riuscivo solo a piangere mentre lei rideva. E sicuramente lei non ti avrebbe amato se fosse stata al posto mio. Non avrebbe amato le tue promesse, non avrebbe creduto alle tue parole, ti avrebbe cambiato la serratura dopo la prima porta sbattuta in faccia. Ma io non ero lei, e lei non era me, eravamo insieme, eravamo la stessa carne in diversi corpi, o forse anche i corpi erano gli stessi, ma perdio io ti amo, e questo amore mi lacera il cuore perchè significa vederti ogni giorno, sentirti ogni giorno, passare ingenuamente il naso tra i tuoi capelli, e non potere fare niente. Questo amore significa accettare ogni giorno che tu macini chilometri mentre io sto seduta sul letto a piangere aspettando il tuo ritorno. Lo strazio di non averti, la gelosia di possederti ad ogni costo, il coltello sul pavimento, le unghia troppo spezzate che graffiano, le mie spalle troppo segnate e piene di sangue, le tue spalle troppo stanche e piene di lividi, i tuoi occhi che mentono ed i miei che non trattengono le lacrime. Il coltello sul pavimento. Ho assassinato me prima che l'amore per te lo facesse. Ma è servito a poco. Ti desidero più di prima, anche con mille piaghe nella testa. Non c'è altro posto al mondo dove vorrei essere se non tra le tue mani, sui tuoi baci, e nelle tue caviglie. 

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