mercoledì 19 settembre 2012

Non so niente e non rileggo, ma scrivo.

"Vorrei amarti poi senza nemmeno conoscerti. "Io impazzisco se rimango ancora senza te e mi tengo stretto il sogno mio e ti lascio finire i giorni nella mia testa accanto a me. Camminavo per strade che portavano a sentieri vuoti senza immaginazione. La strada era arida e mi veniva in mente quando da bambina mi appassionavo sempre a cose che erano troppo grandi per me e sognavo un mondo diverso; si sogna sempre un mondo diverso da quello che si ha. Dovevo ringraziare un padre e una madre che mi aveva sempre spinto oltre il limite, che mi insegnarono che inseguire i propri sogni era la osa più preziosa al mondo e che al resto avrebbe provveduto Dio.E quante volte era difficile fare coincidere fede e ragione, quante volte la superbia dettata dal mio ego era più forte di qualsiasi altra cosa e in tutte quelle cose spesso non riuscivo a scorgere Dio e le sue meraviglie.Spesso le cose si mostravano a me come se tutto fosse accaduto per necessità e non per caso, il petto era vuoto, la mente era piena di idee ed era difficile fare conciliare tutto tra le loro medesime parti.Ma avevo visto tante strade imboccarsi e poi fermarsi, tante persone perdersi e poi tornare ed era proprio questo il grandioso mistero della vita: non c'era bisogno di grandi parole, la gente va e viene, è un continuo andare e tornare mentre alcuni hanno avuto il coraggio di restare. Prendete un pianoforte e mettetelo a disposizione di mani d'oro, ecco, sarà la stessa cosa per chi decide di restare, arriverà il brutto tempo, tornerà la bella stagione, ma lui sarà sempre lì a suonare in attesa di "tempi migliori" in attesa di nuovi arrivi.Io non lo so bene cosa avevo scelto, o forse in cuore mio sapevo che stavo aspettando pazientemente che arrivasse il momento opportuno per stravolgere le cose, per cambiarle e continuare a sognare. Non c'era posto per i rimpianti e per le domande, bisognava vivere, ed a me questa vita faceva impazzire, dentro me sentivo un tumulto, una rivoluzione paragonabile a qualsiasi guerra, ma il cuore riposava in pace, la mente era salda e lucida, fresca, e la musica accompagnava ogni occasione quotidiana.L'aria pizzicava un pò fuori dalla finestra, l'autunno era oramai alle porte ed io mi sentivo come gli alberi sotto casa, iniziavano a cadere le prime foglie, ingiallivano gli arbusti più forti, e in mezzo a loro affacciandomi ogni giorno dalla finestra c'era una SPERANZA, un sempreverde, un pino. Era sempre lì a ricordarmi che le stagioni passavano ma la speranza non moriva mai, che ogni giorno dentro me cresceva qualcosa di speciale, di buono e niente poteva fermare questa crescita, questo sogno.In fondo l'autunno era una stagione transitoria e non definitiva, era piccola e inerme, non pesante come l'inverno o pasticciona come l'estate; era la stagione dei miei capelli bianchi, quella che mi ricordava che io dovevo fare a pugni col mondo e non preoccuparmi di ciò che mi circondava.Mi affacciavo a fatica ultimamente nello specchio, non vedevo più nemmeno la mia sagoma, chissà dov'era finita, il vuoto trasparente che mi trapassava mi faceva dubitare anche di me stessa ma non mi abbatteva affatto. Ero passata dal vedere un'altra me a non vedere niente, la parte cattiva era scomparsa, la parte buona non c'era, chissà dove sarei finita. Avevo scheggiato lo specchio prendendolo a pugni e cercando di entrarci dentro ma non era servito a niente, mi ero fatta male, le mani erano sporche di sangue, gli occhi gonfi e rossi, e un nero opaco attraversava il riflesso del vetro. Dentro me coesistevano due persone, che non temevo anzi, amavo con tutto il cuore, e quando una di quelle mi abbandonava o affondava io piangevo, adesso era da tanto tempo che non mi capitava di versare delle lacrime, avevo imparato a sopportare il dolore, e le mie mani bruciavano a stento. Con i piedi a penzoloni mi sono seduta sul ciglio della mia vita e ho iniziato a cantare una stupida canzone aspettando che tornassi in me, che tutte le parti si congiungessero nuovamente e che la mia felicità tornasse.Con le braccia gettate al vento e i graffi e le ferite, con le ginocchia sbucciate dalle troppe cadute e con le spalle troppo larghe, ho abbracciato il sole e sperato nell'orizzonte.Era il momento dell'andare via, il momento degli addii? o la speranza del ritorno? Non lo sapevo, sentivo che qualcosa stava andando via, o forse tornava, sentivo che non ero completa e mi veniva voglia di urlare a squarcia gola, mi veniva voglia di correre lontano, di imboccare qualche strada così e andare. Ma chi mi avrebbe aspettata se anche io fossi andata via? la mia me non mi avrebbe trovata e si sarebbe persa nuovamente senza mai più trovare la strada di casa; allora rimasi lì in attesa. Sempre in cammino ma sempre ferma, sempre felice ma dannatamente insoddisfatta, sempre io, ma sempre a metà. Lo specchio rotto, le gambe stanche, le mani sporche, gli occhi carichi di emozioni, e il cuore sereno. Una volta una persona disse del suo percorso terreno "Io corro verso la meta", oggi quella frase risuona in me più che mai, perchè io corro verso la meta, corro verso il mio destino, non importa se la vita sarà lunga o sarà breve, io corro, e non mi stanco mai. Certe persone ti restano nel cuore proprio perchè ti hanno insegnato tante cose, e anche quando vanno via per sempre, tu le aspetti. Ecco perchè ci vuole coraggio, ecco perchè piena di lividi io avevo la voglia di cantare da stonata ad alta voce tutta la mia gioia, la gioia dell'aspettare, anche se sapevo già, che le cose perdute, lo erano per sempre e le mie a volte erano solo squisite illusioni. A me non mancano le persone, mancano i tempi, mancano i momenti, a me mancava ME. 



Nessun commento:

Posta un commento