lunedì 21 ottobre 2013

La mongolfiera nel mare.

Come un tamburo che sbatte impetuoso sulla carcassa, questo fluire del tempo. C'era chi ballava sui vecchi banconi dei caffè nei posti più impensabili; chi ancora credeva in un sogno e ogni mattina si svegliava con un solo scopo : andare e realizzarlo. 
Poi c'erano i coraggiosi, e ancora i canterini, chiunque, a modo suo, voleva sbarcare il lunario. Ognuno a modo suo. Le strade si infittivano secondo dopo istante per rendere difficile la scelta. Schiamazzi per le viucole offuscavano i sensi e le percezioni. 
Era difficile spesso riconoscere il vero volto delle cose, delle persone, delle forme. 
-Si diceva che ogni cosa col passare del tempo prende la sua forma rivelandosi per ciò che realmente è. Sarà mai stato vero? O forse, era attribuibile solo alle persone e non al mondo intero. 
Ma il cosmo girava velocemente sui passi stanchi della gente. 
-Non è mai facile andare a fondo alle questioni quando il cuore ti scoppia nel petto e gli occhi si socchiudono ad ogni passo. 
-Dalle perziane filtrava la fredda luce del mattino, le persone iniziavano a chiedersi cosa stessero facendo tutti quei sogni appesi al cielo senza nome. Senza volto. Come grandi mongolfiere sul cielo di Budapest i sogni fluttuavano nell'aria densa di scariche di pioggia. Erano i colori del pensiero. Sciocchi nastri sfavillanti su per un filo invisibile tra terra e cielo. Aspettavano la sera prima di cadere a picco nel mare. 
-I miei sogno di anarchia, cantava Rino Gaetano e meglio sarebbero stati presto ribattezzati "sogni di un suonatore stonato". 
Ondeggiavano sulle profondità del mare per poi risalire al cielo; e ogni Santa mattina era sempre la stessa musica. Svaniva la rabbia, svaniva la musica. Il sonno cadeva profondo e si metteva a tacere il sogno. [...]

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