Poi c'erano i coraggiosi, e ancora i canterini, chiunque, a modo suo, voleva sbarcare il lunario. Ognuno a modo suo. Le strade si infittivano secondo dopo istante per rendere difficile la scelta. Schiamazzi per le viucole offuscavano i sensi e le percezioni.
Era difficile spesso riconoscere il vero volto delle cose, delle persone, delle forme.
-Si diceva che ogni cosa col passare del tempo prende la sua forma rivelandosi per ciò che realmente è. Sarà mai stato vero? O forse, era attribuibile solo alle persone e non al mondo intero.
Ma il cosmo girava velocemente sui passi stanchi della gente.
-Non è mai facile andare a fondo alle questioni quando il cuore ti scoppia nel petto e gli occhi si socchiudono ad ogni passo.
-Dalle perziane filtrava la fredda luce del mattino, le persone iniziavano a chiedersi cosa stessero facendo tutti quei sogni appesi al cielo senza nome. Senza volto. Come grandi mongolfiere sul cielo di Budapest i sogni fluttuavano nell'aria densa di scariche di pioggia. Erano i colori del pensiero. Sciocchi nastri sfavillanti su per un filo invisibile tra terra e cielo. Aspettavano la sera prima di cadere a picco nel mare.
-I miei sogno di anarchia, cantava Rino Gaetano e meglio sarebbero stati presto ribattezzati "sogni di un suonatore stonato".
Ondeggiavano sulle profondità del mare per poi risalire al cielo; e ogni Santa mattina era sempre la stessa musica. Svaniva la rabbia, svaniva la musica. Il sonno cadeva profondo e si metteva a tacere il sogno. [...]
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