Ero l'esasperazione vivente di un complesso inesistente. Il caldo e l'afa trapanavano la mia pelle quasi come dovessi strapparmela di dosso per il troppo fastidio. Fumavo esasperata quell'ultima sigaretta e mi perdevo.
Il libro 'povera gente' mi aveva lasciato dentro un non so che di magico e malinconico, ma tutto intorno il mio mondo sembra fermarsi e crocifiggersi dentro di me.
Volevo davvero fare una passeggiata e uscire di casa a respirare un po' o erano solo manie di persecuzione personale?
Cosa mi mancava, cosa mi serviva, quale era il tassello che mancava, cosa mi faceva combattere ogni giorno e poi ripiegarmi ogni sera? Cosa? Io non lo so, so solo che fissavo questo schermo e non vivevo, mi sentivo affannata, complicata, adolescente oserei dire.
Io volevo cambiare il mondo con i miei modi di fare, perchè Dio mi aveva complicato così tanto la vita? Non potevo essere una di quelle, che si fidanza, si sposa, lavora e basta? Tutto doveva essere necessariamente assurdo e complicato. Sembrava una maledizione, come quando nascevi e le antiche tradizioni greche narravano se la nascita di qualcuno fosse benedetta o meno dal Padre Zeus e da tutta la sua ridicola combriccola.
Allora Zeus non aveva creduto o in me? O mi piaceva pensare che ci avesse creduto così tanto da crearmi in modo assolutamente impostato per lottare sola? Cazzate, erano un cumulo di cazzate, non ero una super donna, non ero niente come tutti gli altri. Eravamo buttati così, come in un film degli anni '50, sul ciglio della strada ad aspettare che una speranza ci passasse accanto e ci toccasse la spalla quasi come fosse una fortuna.
Ma mia nonna diceva sempre che chi di speranza vive disperato muore, ed era vero, era tutto assurdamente vero!! Maledizione più crescevo e più andava peggio, mi sentivo in una gabbia che stava stretta sulla mia pelle, mi cingeva i polsi, si attorniava alle caviglie e la gola era stretta, soffocata, quasi impaurita. Ed io respiravo a malapena perchè mi stavo uccidendo.
Avevo timore di tutto, di uscire per strada e sentirmi occhi puntati addosso, timore di vivere, timore di tutto, ma riuscivo a gestire sempre quella vita complicata, a fatica. Io mettevo me stessa a nudo, ci provavo, cercavo di essere sempre al meglio ma diavolo come era difficile, era troppo per me. Pensavo a chi si confidasse con Dio e con rammarico pensavo ai tempi in cui anche io riuscivo a parlarci, diamine era tutto piu' semplice.
Il caffè era sul fuoco, le sigarette erano finite, e la speranza anche oggi non era passata, era come i muratori, alle 4 finivano di lavorare e anche lei, per vederla o percepirla bisognava aspettare un nuovo giorno, e una nuova maledettissima illusione.
Io non avevo bisogno di alibi, ero questa, la mia pelle era sempre la stessa, forse più vecchia o saggia direbbe qualcuno, la mia testa farfugliava cose che non riuscivo a percepire, e la mia ombra era sparita, e il mio cuore era invisibile, le mie mani affannose continuavano a scrivere, e il caffè era pronto ed io non ero pronta.
Soltanto i matti farebbero questa vita, soltanto chi ci crede davvero capirebbe cosa voglio dire, ma poco importa, ognuno ha la sua vita, ognuno ha i suoi bagagli da trasportare ed io avevo i miei ed erano troppi, non ne volevo lasciare a casa nemmeno uno, neanche uno straccio. Tutto doveva venire con me perchè tutto mi aveva reso me.
Non potevo scordare le passeggiate al mare, ma non potevo scordare tutte le volte che ho detto "smetto" e non ho mai smesso. Dovevo essere un monito per me stessa, dovevo capire che ero quella e non potevo fare di meglio in quel momento.
Ecco perchè mi capivo ecco perchè mi desideravo, ecco perchè mi volevo un po' di bene in fondo.
Non ci riuscivo ad essere una di quelle donne che camminano per strada a testa alta fiere di non essere nessuno per se stesse, io per me dovevo essere il meglio che me stessa potesse desiderare, io dovevo vivermi, dovevo ascoltarmi e dovevo capirmi. Altrimenti avrei preferito mille volte farla finita e stroncarmi sul nascere, prima ancora di capire che tutto era impossibile ma allo stesso tempo reale.
E così senza armature mi avviavo in una strada che non era positiva, non era la mia strada, lo sentivo, ma che dovevo fare; dovevo scappare? Stare ferma? Non amare?
L'amore, amore, amore, amore, avrei potuto scriverlo all'infinito, era la mia parola preferita dopo "we".
Amore che mi scoppia il cuore, amore che non so piu' dove andare, amore che mi distruggi ma io corro sempre verso di te, amore, amore e basta, amore e punto. Amore basta, era amore.
Ma quante stronzate che scrivevo o meglio che pensavo? Era grave che le mie mani percepissero la tastiera in modo autonomo, in certi momenti non avevo corpo, non avevo respiro o cuore, avevo solo cervello collegato alle mani, e loro scrivevano e scrivevano senza stancarsi mai.
Io ero un mezzo per il mio cervello, ero il suo strumento preferito, ogni tanto lo erano anche altre persone, di tanto in tanto c'erano amici e amiche che riuscivano a capire cosa dicesse il mio cervello e così nascevano le migliori sintonie.
C'erano persone con cui anche stare in silenzio era amore, dio mio che passione, che orgasmo! Mi divertivo a stare in silenzio oppure a parlare con chi riusciva a capire e a guardare oltre.
Uno sguardo, un po' perso, ma sempre sguardo era. Una sigaretta smezzata, una strada e via! Creazione, ispirazione, riflessione. Era tutto dannatamente bello in quei momenti, era tutto assolutamente magico.
Non potevo creare la perfezione costante, ma potevo ritagliarmi l'angolo di felicità che mi serviva ad andare avanti, ciò che desideravo era solamente possedere in me quella consapevolezza che tutto poteva andare assolutamente bene anche senza strafare.
E partire, scappare, no io non volevo scappare, io volevo viaggiare, sognare, volevo scrivere, leggere, volevo perdermi nelle parole di uno sconosciuto, volevo baciare, ridere, stringere mani, e allacciare sorrisi eterni.
Non erano utopie, erano sogni, era realtà, è realtà, la mia, quella che sarebbe diventata. Il viaggio era lungo ma il passo breve. Il vento dell'abbandono se ne fregava, il vento del perdono era sparito di nuovo, il vento del cambiamento era una stronzata colossale inventata da uno stupido via col vento.
Il caffè era pronto, ed io non lo ero. Il caffè era pronto ed io lo bevevo.
Spiegami come il lume della notte,come il delirio della fantasia. Spiegami come la donna e come il mimo, come pagliaccio che non ha nessuno. Spiegami perché ho rotta la sottana: uno strappo che è largo come il cuore.
venerdì 28 settembre 2012
Non c'è un titolo.
giovedì 27 settembre 2012
Mi serve un profumo nell'anima per respirare davvero.
Era l'una e dieci circa di notte ed il vento del perdono a quell'ora lasciava trasparire coscienze mai sentite prima. La mia urlava forte. Sbatteva impetuosa ed io l'ascoltavo sotto al riflesso di una luna opaca. Dio mio come cambiava la vita in un anno. Alcuni filosofi sostenevano come gli storici del resto che la vita fosse ciclica, nasci, cresci, muori; ma era davvero tutto lì? Non c'era spazio per un nuovo sistema che ci permettesse di morire più e più volte? O che so, vivere più vite? Si ritorna sempre al punto di partenza veramente?Nasci per capire che sei parte del mondo, e muori per capire che la tua vita ha significato qualcosa nel mondo, nell'aria che hai respirato, nelle zone d'ombra dove ti sei riposato. Io sentivo quella luna così vicina eppure era distante anni luce da me, sentivo che il vento mi accarezzava i capelli e a volte li tirava, e altre ancora mi baciava il collo e poi spariva. E non era un sogno.Non era tutto un tornare di anno in anno allo START, camminavamo, per sentieri che la coscienza intraprendeva senza che ce ne accorgessimo; erano strade dritte, a volte rotte, altre ancora semplicemente strade, senza troppe parole; e camminavamo senza pensare più di tanto. Quando si è giovani non si bada a spese sentimentali, non si bada a spese psicologiche, si ama, ci si illude spesso e volentieri, ci si diverte perchè è così che deve andare, perchè bisogna divertirsi anche quando non è il momento. Ecco perchè mi trovavo in disaccordo con quello che dicevano gli storici, per me la storia di ognuno come la storia mondiale non era sempre la stessa; le guerre erano sempre le stesse o meglio sempre per lo stesso motivo, l'amore finiva sempre per le stesse stupide motivazioni, la gente moriva sul fronte compiendo il suo dovere, il medico ogni giorno operava secondo coscienza e bravura, ma l'aria si rigenerava sempre e non era la stessa; forse più inquinata adesso di cinquant'anni fa, chissà, ma ogni cosa produceva nuovi frutti e non potevamo non rendercene conto. Io lo sentivo quando le giornate buone arrivavano con un soffio di vento, come percepivo quest'autunno amaro e molto caldo che non mi permetteva di respirare come avrei voluto. Sentivo che la vita certi giorni mi scivolava dalle mani ed io non avevo neanche la forza di coglierla da terra, la guardavo lì inerme, delle volte mi supplicava pure di riprenderla con me, ma certi giorni si sa, non si ha voglia di fare niente e di non stare a sentire nulla, ne suppliche ne lamenti, e come dice una canzone, nemmeno accordi struggenti. C'erano giorni in cui non trovavo nemmeno la mia ombra, credo scappasse via da me, non penso mi sopportasse più di tanto, ci facevo caso nei momenti meno opportuni ma proprio quando doveva essere lì a riflettermi, lei non c'era e non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile, ma anche lei era probabilmente stanca di starmi dietro, in fondo aveva un cuore e un anima e non poteva sempre mischiarla con le mie che erano disintegrate dal mio ego all'ennesima potenza.Adesso per esempio, sotto il sole non la trovavo, ma poco importava, io ero sempre in cammino, lo so che sarebbe tornata perchè è come le persone, ci sono persone che fanno dei giri lunghissimi ma poi tornano, perchè il loro posto nel mondo non lo trovano e così ritornano allo start, ed io che fine avrei fatto?Chi lo può sapere, è come quei videogiochi dove corri e non vedi cosa ti si prospetta davanti finchè non ci arrivi, perciò attimo dopo attimo si crea il tuo orizzonte virtuale. Ecco la mia vita era la stessa cosa, attimo dopo attimo si proiettava davanti a me il mio orizzonte vero. La cosa mi spaventava e mi emozionava allo stesso tempo, ma era preferibile al solito nasci, cresci, muori, forse sarei morta vittoriosa un giorno, o forse sarei rimasta anonima come milioni di persone nel mondo; ma il segno dovevo lasciarlo dentro me o dentro le persone che amavo?Sono stronzate quelle dove ad un funerale dicono "é una persona che non si dimenticherà mai" , ma certo non possiamo dimenticare chi ha segnato la nostra vita nel bene o nel male sopratutto se va via per sempre, ma tutti dimentichiamo, è la nostra mente che lo impone, ecco perchè l'importante credo sia vivere una vita piena ma non cercare a tutti i costi di riempire col nostro io quella di chi ci sta attorno. Le cose migliori sono quelle che avvengono senza nessun progetto o piano strategico a tavolino.Poi chissà magari sono tutte stronzate e siamo solo anime perse in un mondo fatto di disperazione forzata.Non avremo mai certe risposte, ma potremo sempre trarre le nostre conclusioni, sicuramente se ripenso alla luna di stanotte e a quel vento, dentro me sorge una grande delusione. Quando vedo le persone che si buttano via così, quando vedo le persone strozzarsi con le loro stesse mani, ecco quella per me non è vita, ma l'inferno, la morte, la desolazione del cuore o forse più grave dell'anima.Se siamo noi a buttare via la nostra vita, a regalarla al primo offerente, a credere che tutti tengano a noi quando non è così, cosa possiamo pretendere dalla nostra stessa vita? Con che coraggio diciamo che questa vita è una merda, se la merda la buttiamo noi come fosse cemento armato sul nostro stesso petto? La fortuna qui non c'entra, le cose sono cicliche in questi casi, e amareggiata dico che il corso e ricorso in certe occasioni cementano l'anima in modo tale da renderla indistruttibile ma allo stesso tempo senza radici, senza acqua, senza aria. Prima o poi se non lo ha già fatto, morirà. Le circostante ci permettono sempre di scegliere, e quando scegliamo per noi ciò che è peggi, abbiamo ammazzato minuto dopo minuto il sogno di essere diversi, la poesia di vedere chiudendo gli occhi quello che vorremmo ci appartenesse; e giorno dopo giorno diventiamo curvi su noi stessi preda delle nostre ansie e delle nostre infermità mentali. Qualcuno avrebbe detto : "Ascolta la tua ombra", lei forse conosce cose che realmente non riusciamo a vedere e a sentire più da tempo, perchè abbiamo deciso o hanno deciso, che dobbiamo camminare a testa bassa curvi e ripiegati su un dolore che lentamente dopo aver mangiato la colonna vertebrale adesso mangia i nostri organi dall'esterno; e noi ci lasciamo questa sanguisuga addosso perchè non abbiamo avuto il coraggio di correre lontano e cantare a squarcia gola che la felicità è un'attimo che ci permette di vivere in eterno.
lunedì 24 settembre 2012
Il tempo mi stritola se non sorrido.
Tutti dovrebbero trovare durante l'arco della giornata un buon motivo per sorridere. Quando ero più piccola credevo che essere adulti implicasse uno stile di vita diverso da quello che vivo effettivamente oggi. Credevo che il mondo fosse un posto bellissimo dove poter vivere, credevo che diventare maggiorenne e crescere avrebbe segnato la mia vita in positivo, ovvero che ogni cosa sarebbe stata più semplice perchè io ero più grande. E invece non avevo ben compreso che l'età più bella è quella dove ti fumi la prima sigaretta di nascosto, e quel nascondiglio avrà un valore importante per tutta la vita, ho capito che i baci rubati nello stanzino di una radio a scuola sono la cosa più bella che ti porterai dietro nella vita, è come scendere di casa e mettere nella borsetta i fazzoletti, i documenti e il rossetto. Ecco quei ricordi erano il mio rossetto speciale, scappare di casa per un ora ed evadere dalla routine, studiare greco nei corridoi prima che suoni la campanella, fare i compiti mentre la prof spiega o messaggiare con gli amici mentre si fa lezione, o nascondersi in giardino nelle giornate no; quelli sono il mio pacco di fazzoletti sempre con me. Sono i ricordi importanti che non puoi permetterti di lasciare a casa a marcire. Non dovremmo mai permettere a nessuno di negarci il sorriso, non dovremmo permetterlo nemmeno a noi stessi, sorridere è il dono più grande che potessimo ricevere in questa vita e dovremmo sfruttarlo il più possibile per ogni piccola o grande cosa.Ho imparato che i bambini giù alla scuola sotto casa fanno baccano e mi viene da sorridere nel guardarli così ingenui e spensierati, ho imparato che ci sono raggi di sole che ti scaldano il cuore e non la pelle, ci sono urli liberatori che fanno bene all'anima e penne che scrivono il nostro destino per noi mentre restiamo ad aspettare che qualcosa accada. Ho capito che il mare in tempesta non è una condanna per l'anima chiusa dentro se stessa, ma una benedizione per le ispirazioni della mente; ho imparato a vivere senza ipocrisia e a dire tutto ciò che penso, ecco perchè adesso riesco a ridere di più.La vita è bella non perchè qualcuno ce lo fa credere ogni giorno, come del resto la vita non fa schifo solo perchè la gente vuole per forza costringerci a pensare questo; la vita è vita, e se la viviamo col sorriso sicuramente sarà la migliore che avremmo mai potuto desiderare. Ho visto gente andare via per sciocchezze e ho visto gente restare e rimboccarsi le maniche quando c'era da farlo, e ho capito che chi vuole restare nella tua vita un modo lo trova, un posto dove sta comodo lo trova sempre. E pensavo che chi se ne va lo fa sempre perchè codardo, chi non sa restare remando contro il cattivo tempo lo fa perchè non ha il coraggio di restare e di essere felice e la vita è così imprevedibile che sono arrivata alla conclusione che restare è l'atto più coraggioso che la vita stessa ci chiede giorno dopo giorno.Difficilmente nella mia vita fino ad oggi sono riuscita a dire ADDIO di mia spontanea volontà, ma ho ricevuto molte porte sbattute in faccia e sono arrivata alla conclusione che quando si va via lo si deve fare per sempre e non ci si deve voltare più indietro per guardare al passato. La voglia di vivere mi scoppia dentro ogni giorno quando mi alzo dal letto e non so spiegarne il perchè ma sento che c'è ed ho voglia di vivermeli anche nelle più piccole cose.E chi non ha il coraggio di sorridere e di vivere, chi non ha voglia di viaggiare o di emozionarsi allora non ama la vita, non possiede dentro se il desiderio di amare, di esplodere di emozioni e di perdersi in un profumo nostrano. Non è facile stare nelle proprie scarpe spesso e volentieri, ma la soluzione a tutto non è togliersi le scarpe e camminare scalzi, ma faticare, sforzarsi, provarci, non arrendersi; ecco la vita, ecco il sorriso, ecco la gioia del traguardo. Le prove sono così tante che col passare del tempo ho capito che più andrò avanti e più sarà dura, ma la chiave segreta esiste ed è accessibile a tutti coloro che vogliono vivere, che vogliono perdersi, ecco perchè il rischio è la componente essenziale; se accetti il rischio accetti tutto. Ed io il rischio l'ho accettato, corro il rischio di essere felice anche solo per un attimo ogni vent'anni.
mercoledì 19 settembre 2012
Non so niente e non rileggo, ma scrivo.
"Vorrei amarti poi senza nemmeno conoscerti. "Io impazzisco se rimango ancora senza te e mi tengo stretto il sogno mio e ti lascio finire i giorni nella mia testa accanto a me. Camminavo per strade che portavano a sentieri vuoti senza immaginazione. La strada era arida e mi veniva in mente quando da bambina mi appassionavo sempre a cose che erano troppo grandi per me e sognavo un mondo diverso; si sogna sempre un mondo diverso da quello che si ha. Dovevo ringraziare un padre e una madre che mi aveva sempre spinto oltre il limite, che mi insegnarono che inseguire i propri sogni era la osa più preziosa al mondo e che al resto avrebbe provveduto Dio.E quante volte era difficile fare coincidere fede e ragione, quante volte la superbia dettata dal mio ego era più forte di qualsiasi altra cosa e in tutte quelle cose spesso non riuscivo a scorgere Dio e le sue meraviglie.Spesso le cose si mostravano a me come se tutto fosse accaduto per necessità e non per caso, il petto era vuoto, la mente era piena di idee ed era difficile fare conciliare tutto tra le loro medesime parti.Ma avevo visto tante strade imboccarsi e poi fermarsi, tante persone perdersi e poi tornare ed era proprio questo il grandioso mistero della vita: non c'era bisogno di grandi parole, la gente va e viene, è un continuo andare e tornare mentre alcuni hanno avuto il coraggio di restare. Prendete un pianoforte e mettetelo a disposizione di mani d'oro, ecco, sarà la stessa cosa per chi decide di restare, arriverà il brutto tempo, tornerà la bella stagione, ma lui sarà sempre lì a suonare in attesa di "tempi migliori" in attesa di nuovi arrivi.Io non lo so bene cosa avevo scelto, o forse in cuore mio sapevo che stavo aspettando pazientemente che arrivasse il momento opportuno per stravolgere le cose, per cambiarle e continuare a sognare. Non c'era posto per i rimpianti e per le domande, bisognava vivere, ed a me questa vita faceva impazzire, dentro me sentivo un tumulto, una rivoluzione paragonabile a qualsiasi guerra, ma il cuore riposava in pace, la mente era salda e lucida, fresca, e la musica accompagnava ogni occasione quotidiana.L'aria pizzicava un pò fuori dalla finestra, l'autunno era oramai alle porte ed io mi sentivo come gli alberi sotto casa, iniziavano a cadere le prime foglie, ingiallivano gli arbusti più forti, e in mezzo a loro affacciandomi ogni giorno dalla finestra c'era una SPERANZA, un sempreverde, un pino. Era sempre lì a ricordarmi che le stagioni passavano ma la speranza non moriva mai, che ogni giorno dentro me cresceva qualcosa di speciale, di buono e niente poteva fermare questa crescita, questo sogno.In fondo l'autunno era una stagione transitoria e non definitiva, era piccola e inerme, non pesante come l'inverno o pasticciona come l'estate; era la stagione dei miei capelli bianchi, quella che mi ricordava che io dovevo fare a pugni col mondo e non preoccuparmi di ciò che mi circondava.Mi affacciavo a fatica ultimamente nello specchio, non vedevo più nemmeno la mia sagoma, chissà dov'era finita, il vuoto trasparente che mi trapassava mi faceva dubitare anche di me stessa ma non mi abbatteva affatto. Ero passata dal vedere un'altra me a non vedere niente, la parte cattiva era scomparsa, la parte buona non c'era, chissà dove sarei finita. Avevo scheggiato lo specchio prendendolo a pugni e cercando di entrarci dentro ma non era servito a niente, mi ero fatta male, le mani erano sporche di sangue, gli occhi gonfi e rossi, e un nero opaco attraversava il riflesso del vetro. Dentro me coesistevano due persone, che non temevo anzi, amavo con tutto il cuore, e quando una di quelle mi abbandonava o affondava io piangevo, adesso era da tanto tempo che non mi capitava di versare delle lacrime, avevo imparato a sopportare il dolore, e le mie mani bruciavano a stento. Con i piedi a penzoloni mi sono seduta sul ciglio della mia vita e ho iniziato a cantare una stupida canzone aspettando che tornassi in me, che tutte le parti si congiungessero nuovamente e che la mia felicità tornasse.Con le braccia gettate al vento e i graffi e le ferite, con le ginocchia sbucciate dalle troppe cadute e con le spalle troppo larghe, ho abbracciato il sole e sperato nell'orizzonte.Era il momento dell'andare via, il momento degli addii? o la speranza del ritorno? Non lo sapevo, sentivo che qualcosa stava andando via, o forse tornava, sentivo che non ero completa e mi veniva voglia di urlare a squarcia gola, mi veniva voglia di correre lontano, di imboccare qualche strada così e andare. Ma chi mi avrebbe aspettata se anche io fossi andata via? la mia me non mi avrebbe trovata e si sarebbe persa nuovamente senza mai più trovare la strada di casa; allora rimasi lì in attesa. Sempre in cammino ma sempre ferma, sempre felice ma dannatamente insoddisfatta, sempre io, ma sempre a metà. Lo specchio rotto, le gambe stanche, le mani sporche, gli occhi carichi di emozioni, e il cuore sereno. Una volta una persona disse del suo percorso terreno "Io corro verso la meta", oggi quella frase risuona in me più che mai, perchè io corro verso la meta, corro verso il mio destino, non importa se la vita sarà lunga o sarà breve, io corro, e non mi stanco mai. Certe persone ti restano nel cuore proprio perchè ti hanno insegnato tante cose, e anche quando vanno via per sempre, tu le aspetti. Ecco perchè ci vuole coraggio, ecco perchè piena di lividi io avevo la voglia di cantare da stonata ad alta voce tutta la mia gioia, la gioia dell'aspettare, anche se sapevo già, che le cose perdute, lo erano per sempre e le mie a volte erano solo squisite illusioni. A me non mancano le persone, mancano i tempi, mancano i momenti, a me mancava ME.
martedì 18 settembre 2012
Macchina amata delle qualità fatali : l'amore.
"Me ne andavo, coi pugni nelle tasche sfondate; anche il mio paltò diventava ideale; andavo sotto il cielo. Musa!"Non c'era molto da capire nei confronti di colui che sfregasse il senso contro il muro e sognasse ancora un po' mentre l'asfalto rovente oramai faceva da cornice a qualcosa di inesistente. Leggevo corrispondenze di lettere e mi innamoravo di qualcosa di stupefacente, ecco la realtà si mischiava come sempre all'immaginazione e mi faceva sorridere pensare che milioni di persone come me ancora ci speravano. Allora niente era tutto perduto, allora il vero senso della vita era tutto totalmente racchiuso nella parola amore?!Chissà se le ispirazioni migliori venivano dalle persone o dalle proiezioni che noi ci facevamo delle persone, delle cose e delle situazioni; era un modo immaginario forse, o forse ancora era un mondo parallelo che solo alcuni riuscivano a vivere.Scrivere era diventato una necessità vitale, io scrivevo per sentirmi viva, e sentivo che i miei polmoni respiravano a pieni ritmi solo quando appoggiavo le mani sulla tastiera o ancora meglio prendevo una penna in mano. L'amore era un clichè troppo romantico per me, la scrittura, la poesia, le parole erano il vero rapporto con il mondo, il vero rapporto con me stessa. Non sapevo bene se avessi conosciuto il vero amore, ma sapevo certamente che avevo collezionato una serie di fallimenti, l'uno dopo l'altro che mi avevano reso la donna di oggi, non quella di domani, quella che si era alzata stamattina; la solita. Si la ragione conosce cose che il cuore ignora, si che il cuore prova emozioni che il cervello percepisce solo al cinquanta percento ma che importa ... !!Mi seccava dire sempre le stesse cose per compiacere le persone. L'amore non esiste, l'amore è egoismo e pochi avrebbero accolto questa parola come fosse Vangelo. Chi non era stato tradito dal sentimento, chi non aveva mai avuto il cuore infranto? Tutti perchè si sa, è una comune, nella vita tutti provano anche solo una volta una sigaretta, tutti provano anche solo una volta una birra, e proprio questa iniziazione all'amore, alle prime cose che ci fa capire cosa ci piace e cosa odiamo,cosa è adatto a noi e cosa no.Inutile prendersi in giro quando diciamo che l'amore è la cosa più bella che c'è. Hai quindici anni e t'innamori e soffri perchè i ragazzi adolescenti pensano solo al sesso e non al sentimento (svuotarsi le palle è più importante di regalare un sorriso alla persona "amata"); hai venticinque anni e sei in cerca del vero amore con cui poter fare un figlio, se ti va bene ti sposi e procrei, nel peggiore dei casi resti single e ti godi la vita come viene; hai trentacinque anni e sei più frustrato di un ventenne se la vita non è andata come l'avevi programmata (sempre sentimentalmente palando), arrivi a cinquanta che se le cose ti sono andate bene c'hai l'amante e se ti sono andate male una moglie/marito rompi coglioni che ti cucina sempre la stessa minestra da trent'anni. Perciò inutile anche battersi per qualcosa che non ci renderà mai perennemente soddisfatti, siamo in cerca dell'amore, lo troviamo e ce ne stanchiamo, lo perdiamo e diventiamo dei vegetali, o in alcuni casi, persone senza carattere, autostima e quanto altro. Ci scanniamo come belve inferocite nell'arena quando ci toccano ciò che è nostro e poi non perdiamo occasione per tradire la persona a noi cara, per insultarla, infangarla e denigrarla. Cosa abbiamo di normale? Nulla, siamo anime disperate in cerca di qualcosa che ci faccia stare bene, ma oramai è risaputo che si sta bene solo quando il cervello tace e il cuore si rassegna all'idea che saremo sempre insoddisfatti. L'amore vero è sopportarsi, nulla di più e niente di speciale. Quando il mondo lo capirà, allora potremo fare un figlio con una persona senza che tutto il contesto ci giudichi, quando il mondo lo capirà allora potremo intraprendere un vero viaggio alla scoperta di noi stessi. Se non ci accettiamo noi e ci andiamo stretti non possiamo pretendere che qualcuno ci resti accanto sempre e comunque in nome dell'amore.
lunedì 17 settembre 2012
Chiedo solo l'estasi di cui la mia anima ha bisogno.
Avete presente quando incontrate nella vostra vita quella persona che sembra la più disinteressata del mondo eppure è l'unica o quasi che riesce a capirvi alla perfezione? Bè io l'avevo trovata, era stato spesso fonte d'ispirazione e di creatività e non credo solo per me, e la cosa era piacevole perchè potevi anche restare in silenzio per ore e ore eppure ti capiva, riusciva a leggerti dentro.Analizzavo il fatto che non tutte le persone avessero delle connotazioni naturali così speciali. Ognuno di noi possedeva dentro se doti nascoste che venivano fuori col passare del tempo, con l'evolversi delle situazioni, con una sequela di eventi che ci lasciavano senza fiato nel bene e nel male.Chissà, vivevamo in funzione di dire : "come sarà domani?" e non ci preoccupavamo di pensare ad oggi, trascurandolo. Ma è vero che c'erano persone che entravano nella tua vita per apportare delle modifiche, dei cambiamenti, ed io mi sentivo proprio come una di quelle, che aveva così tanto da imparare, che si sentiva davvero così sola che non riusciva a pensare ad altro se non a se stessa. Ma il cammino era lungo e tortuoso e ci sarebbe stato bisogno di un compagno di viaggio, una persona che guardava la strada con occhi sognanti. (Ripresa da "questa strada ti da l'idea del viaggio").E mentre ripensavo a quella primavera oramai lontana, a quei sapori ormai perduti per far spazio ad un altro inverno sorridevo convinta che le mani tra l'erba e i piedi tra i sassi potessero tornare ancora, perchè l'importante non era la stagione ma il sentimento. Non attraversavo quella strada così dritta e lunga (quasi infinita) da quando l'avevamo attraversata insieme ecco perchè ne custodivo un ricordo così geloso e così mio che con nessun'altro volevo passarci sopra. La vita si sa, non è mai come la vorremmo. Ci sono cose che durano poco e sono intense e cose che durano per sempre e che viviamo solo per abitudine o monotonia, ed io avevo scelto di rischiare perchè qualcuno mi aveva insegnato che il tradimento più grande era quello che facevi alla persona non pensandola, non volendogli bene anche da lontano; ed ecco che la riflessione diventava seria, ed ecco che si apriva davanti a me un modo di vedere sconosciuto fino ad allora ma sempre presente da quel momento in poi. "L'importante è non tradirsi" quante persone avrebbero mai potuto pensare nella loro vita di concepire una tale affermazione come il più elevato grado di amicizia o forse è sbagliato identificare anche questa frase con un'etichetta, questa frase era. punto. Questa frase era un "divenire" continuo e un concretizzarsi di pensieri che non avevano bisogno di trovare grandi parole o grandi gesta. E mi piaceva sognare sul fatto che molta gente fosse così anche se in cuore mio sapevo che purtroppo avrei incontrato così tante persone sbagliate che questo pensiero mi avrebbe solo aiutato ad affrontare meglio ciò che la vita mi riservava. Il pessimismo era stato spazzato via da una situazione di perenne armonia interiore che mi permetteva di migliorare ciò che di me non andava, non lasciando spazio ad una fase negativa che mi aveva accompagnata per molto tempo e mi aveva uccisa dall'interno. Pensare di alzare la voce e scomodarsi dal comodo lettuccio non era qualcosa che mi spaventata, provarci per fallire era la gioia quotidiana, provare per rendersi conto che tutto era così sbagliato mi faceva stare bene.Ero una contraddizione vivente ma sentivo una felicità innata dentro me, dovuta al fatto che non mi sentivo sola, o forse lo ero, perchè i miei problemi sarebbero rimasti sempre e solo miei, ma che importava; veramente i rapporti si stabilivano in base al numero di persone a cui poter raccontare i propri drammi esistenziali? Chi se ne frega del mondo intorno, chi se ne frega se la gene va a rotoli strozzandosi con le proprie mani, l'importante era esserci, e la presenza imponeva sempre e solo mettere il proprio IO dinnanzi a tutti.Ed io come tante altre persone ci provavo, perchè avevo conosciuto forme di amore che andavano oltre uno sciocco e banale ti amo, o un sempliciotto ti voglio bene. E sapevo che il viaggio prima o poi sarebbe iniziato, o se lo era già, sarebbe continuato; fermarsi è essenziale, ripartire è vitale. Almeno per me.
Pensieri stupidi.
Ti porterò, sopratutto il silenzio e la pazienza cantava Battiato mentre questa domenica lunatica era andata via, scomparsa, perduta. L'amarezza aleggiava sopra la mia testa, la tristezza era scesa in fondo al cuore ma poco importava, domani sarebbe stato un altro giorno ed io avrei sorriso ancora.Avevo riposto la mia vita come sempre nelle persone sbagliate, mi ero innamorata di qualcuno che non sapeva amare e poco importava oramai.Avevo sempre pensato che l'amore fosse qualcosa di esilarante, che ti faceva tremare il cuore e lo pensavo ancora ecco perchè non potevo arrendermi, ecco perchè dovevo continuare a lottare.Un mio caro amico diceva che il poeta era un essere narcisista per eccellenza ed io che fino a quel momento non ci avevo mai pensato, dovevo dargli ragione. Mi sentivo scrittrice e narcisista, egoista si, ma non con cattiveria. Battiato continuava a cantare nel mio cuore ed io mi sentivo sempre la stessa bambina in cerca dell'amore vero, ma esisteva davvero?Chissà, ma mi piaceva pensare che qualcuno prima o poi mi avrebbe salvata e se non fosse arrivato nessuno sicuramente ce l'avrei fatta sola come sempre.Lo specchio dell'anima mi diceva di non arrendermi, di lottare ed io mi attaccavo con le unghia e con i denti a quella vita tanto desiderata, tanto sudata.Perdersi faceva parte della vita dell'uomo, rialzarsi e correre lo stesso dicasi. Io oramai vedevo nello specchio un'altra donna ma poco interessava, la cercavo disperatamente, perchè nelle mie evoluzioni io riconoscevo la mia storia e trovavo me stessa sempre con qualche cosa in più.Non volevo dire grandi cose, l'amore mi aveva distrutta ancora una volta ma non mi spaventava di certo, ero più agguerrita che mai.E ti vengo a cercare. Non accontentarmi di piccole quotidiane. Ecco Franco aveva ragione.E in questa domenica lunatica era il mio maestro.Arrendersi?MAI.Questa era diventata la mia forza. Scrivere quattro stronzate personali e abbracciare la musica come salvezza della mia anima.
venerdì 14 settembre 2012
La vita per l'uomo è una realtà più difficile della morte.
Il vero problema è la presenza non l'assenza. Di assenze ne abbiamo anche troppe nella nostra vita. Non conosciamo il momento in cui perderemo le persone che amiamo, non conosciamo il momento in cui la nostra vita muta totalmente, non ci è dato sapere cosa ci accadrà tra qualche ora, tra un giorno, un mese o addirittura un anno. Ma il bello della vita è proprio questo, godere di ogni giorno come se fosse l'ultimo.Se non ci riconosciamo nello specchio è perchè qualcosa in noi sta cambiando e bisogna solo avere la pazienza di attendere un giorno migliore per riprendere la nostra immagine tra le mani. La vita ci insegna che al dolore non c'è mai fine, che le gioie sono rare, che la felicità esiste a sprazzi di luce gettati per strada così e che il nostro occhio deve essere vigile e in grado di saper cogliere quanto ci capita. Ma del resto non è sempre facile come quando lo si scrive.La presenza impone l'esserci, con il cuore, con la mente, con le parole e sopratutto con i gesti quotidiani e se manchiamo in quelli allora non abbiamo colto il vero significato dell'esistenza.Esserci per noi stessi è il primo grande passo verso l'amore, esserci per gli altri è il primo grande passo per non cadere in un egoismo personale continuo e perpetuo nel tempo che potrebbe peggiorare ora dopo ora.Non è facile credere alla beatificazione di coloro che dedicano la propria vita al bene come non è facile credere alla dannazione di coloro che quotidianamente si battono per un ideale, qualsiasi esso sia. Ma ci hanno anche insegnato che avere idoli è sintomo di schiavitù è che il non averne comporta la prima nostra legge fondamentale di natura : la libertà, la PACE.Io per tanto tempo ho cercato la felicità nelle cose che mi piacevano, inseguendo sogni che forse tarderanno ancora molto ad arrivare, ma poco importa, bisogna imparare ad esserci e a capire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato nella vita.Le cose effimere ci portano spesso su sentieri che ci appaiono stupendi ma che dopo poco si rivelano strade scadenti e piene di pietre, di sassi, di ostacoli, di burroni.Io ho imparato a scrivere per sentirmi libera e non pensare a tutto ciò che negli anni mi ha formata ma allo stesso tempo mi ha fatto del male. La delusione spesso mi ha permesso di vedere le cose per come realmente erano, attraverso la delusione sono riuscita a capire che nessuno è perfetto, che spesso incontriamo persone che non sono quelle giuste per noi, per i nostri tratti caratteriali, per i nostri sentimenti, per il nostro cuore.Ho imparato a stare nel silenzio, ho imparato a non gridare la mia rabbia e a lasciare che tutto venga spazzato via da una folata di vento, così, in un giorno qualunque, magari proprio oggi; uno degli ultimi giorni di estate.Mi piace pensare che se alzo gli occhi al cielo trovo mille sorrisi persi sulla terra, e mi piace immaginare che nella vita lottando tutti ottengono ciò che vogliono. Questo fa di me una persona che sogna ad occhi aperti, e forse ne prenderò di pali nella vita, ma che importa?! L'essenziale ed esserci, ed io per me stessa come per molte altre persone ho scelto di restare, e di metterci tutta me stessa. Non importa se la giornata no ti fa arrivare alla sera con l'ansia alla gola, con il respiro tagliato a metà, la cosa giusta è sapere che passerà, non scoraggiarsi e vedere la vita come la si è sempre vista, con gli occhi sognanti. Ed io quel sogno ci voglio ancora credere. Correndo il rischio di restarci sola.
Amare senza misura, la misura dell'amore di Dio.
E riflettevo su quanto veniva detto in Chiesa, su ciò che la gente pensasse, su ciò che provasse e su ciò che in realtà provavo io quando ascoltavo quella parola.Stamattina non avevo neanche fatto le lodi per poter riflettere meglio sulla mia condizione esistenziale senza che ne restassi impregnata di amore o di odio, di debolezza o di fortezza, era tutto semplice, come al solito. Io amavo renderlo complicato.Zaccaria non aveva creduto alle meraviglie che in tarda età il Signore gli stava mandando nella sua casa a lui e ad Elisabetta sua moglie, ed è per questo che l'angelo annunziatore chiuse la sua bocca, la sua lingua smise di emettere suoni e parole e la sua punizione fu il SILENZIO.Io negli anni avevo imparato a fare molto rumore, mi piaceva sentire caos intorno a me, avevo sempre prediletto il frastuono, le chiacchiere, le troppe parole piuttosto che il silenzio. Ma ad oggi avevo imparato qualcosa di nuovo, qualcosa di esilarante, stare in silenzio e meditare, portare pazienza era la cosa più bella che Dio mi potesse regalare."Sarai libero se accetterai d'essere servo. Libero dal peccato, servo della giustizia. La prima libertà è quella d'essere libero dal peccato grave" così continuava Sant'Agostino, e ve ne erano a milioni che quel giorno mi portavano a riflettere su quanto veramente la mia vita fosse ricca e allo stesso tempo ero io stessa che me la svuotavo.Vedevo le missioni, vedevo ragazzi della mia età lasciare il Brasile o che sò altri posti del mondo e trasferirsi laddove volesse Dio ad annunziare la sua parola nel mondo, quindi dicevo tra me e me : "Il miracolo allora c'è", sapevo che quella parola non mi fregava, nonostante il giudizio costante e comune aleggiasse sempre sugli stessi volti e sulle stesse bocche, ma sapevo che Dio operava consapevole e con amore a differenza nostra ed io non potevo fare a meno che farmi trascinare dai pensieri, e dalle analisi che spingevano un uomo a prendere una croce di legno pesante in mano, caricarsela sulle spalle e andare.La fede era personale, la fede non andava cercata negli angoli più bui delle strade, bisognava fare un giro dentro se stessi, cercare a costo di farsi le mani a sangue, le ginocchia rotte a furia di correre e il sudore per tutto il corpo, ma era un continuo RICERCARE."Io sono la vite e voi i tralci" e come potevamo essere ricompensati meglio di così? Avevamo un pastore buono che ci guidava lungo tutto il cammino della nostra esistenza, avevamo un pastore buono che pur rinnegandolo e mettendolo in croce ogni giorno non si stancava di spalancare le braccia e afferrarci per dichiararci il suo amore per noi.Forse il mio discorso era il discorso di una qualunquista che voleva a tutti i costi convincersi che si sarebbe salvata solo perchè ha veduto. Ma non era così."ho creduto anche quando ho detto, sono troppo disgraziato" era questo l'arcano segreto inaccessibile e incomprensibile che si stava svelando alle genti, andate ed annunziate ai miei fratelli che là mi vedranno. Potevamo diventare mai uomini e donne migliori? Avremmo avuto sempre i nostri peccati ma allo stesso tempo un arma per combattere contro i nostri stessi vizi capitali.Lo so che tutto andava controcorrente alla vita di ognuno di noi, io credevo che la vita fosse soggettiva, che io fossi la fautrice della mia stessa vita ma mi rendevo conto che non era così.C'era chi, pur di non ammettere che fosse Dio, sosteneva che la nostra vita era dettata da fortuna, da destino, da occasioni, ed io iniziavo a pensare che non avevo sprecato occasioni, che non avevo perso tempo ma che il Signore aveva permesso che accadessero alcune cose piuttosto che altre.La mia mente non capiva, il mio cuore si ribellava, ma in fondo sapevo che quella speranza sempre accesa in fondo al cuore mi teneva in vita e non era tutta opera mia."Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano" ma quale parola più grande di questa poteva esistere, e chi non credeva doveva almeno riconoscere, che, se anche fosse stata scritta da un essere umano e non da Gesù fatto uomo, bè qualcuno aveva avuto un ingegno mostruoso per arrivare a predicare codesta parola.La radicalità non si vedeva dall'affluenza delle masse in Chiesa bensì dal cuore predisposto di ognuno di noi.Ma la mia riflessione era troppo profonda per esporla tutta in un solo post.Avrei continuato più in là.
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